giovedì 21 novembre 2013

CORSI SERALI, CPIA E LA DERIVA BUROCRATICO-CENTRALISTA DELL’IDA

di Domenico Piperis*


Dopo cinque mesi dall’approvazione in Consiglio dei Ministri del Regolamento sui CPIA (D.P.R. 29.10.2012 n. 263 del 4 ottobre 2012) che, come è noto, ha ridisegnato al ribasso l’offerta formativa per l’istruzione degli adulti nel nostro Paese, il MIUR, con Decreto Interdipartimentale del 5 marzo u.s., mise in piedi un’équipe col nome di “Gruppo Tecnico IDA” (“GTI”) per affidargli l’incarico specifico di redigere le Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento.
Tale incarico, che risulta a dire il vero eccezionale poiché non menzionato in alcun luogo dello già citato D.P.R. n.263/12, evidenzia l’impasse in cui il MIUR si è ritrovato per non aver pubblicato da sé quelle Linee in tempo utile, nel corrente anno scolastico, per avviare i nove progetti assistiti di CPIA (costituiti sperimentalmente con Nota prot. n. 1231 del 19 settembre 2013 in Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia), e per applicare il Regolamento alle prime quattro classi dei Corsi serali di scuola secondaria superiore (di fatto, ciò sta avvenendo senza modificare i quadri orari previgenti, ma solo adattando i programmi alla riforma del 2° ciclo).
A fronte di ciò, la nomina del GTI appare per quello che è realmente: un disperato tentativo di presentare le Linee guida almeno prima della data fissata per la cessazione dei CTP e Corsi serali del previgente ordinamento (prevista il 31 agosto 2015).
Il tutto sembra rivelarsi paradossale: i CPIA che avrebbero dovuto essere avviati, in via sperimentale, dopo la pubblicazione delle Linee guida, sono stati avviati prima di essa e, quindi, in realtà non con lo scopo di valutarne l’efficacia e l’efficienza operativa, ma solo per cercare di fornire al GTI un qualche dato contingente da cui prendere spunto ( o, piuttosto, forse, vera ispirazione) per cominciare ad abbozzare quelle Linee. Così facendo, nulla si potrà dire di serio sui risultati conseguiti dai CPIA, avendo essi lavorato senza basarsi su direttive scritte (un vero e proprio “procedere a vista”), ma né, tantomeno, sul lavoro del GTI che si limiterà ad elaborare un mero documento descrittivo dell’attività svolta dai CPIA.
Si tratta senz’altro di un così bel pasticcio tale da farci intuire quanto difficoltoso sia porvi rimedio, infatti non è un caso che non si sappia ancora nulla sull’avanzamento dei lavori del GTI (e soprattutto sul come essi stiano procedendo), e che gli stessi CPIA già stiano mostrando preoccupanti segni di immobilismo.
Non è inutile, pertanto, provare a individuare le ragioni di fondo di questo “pasticcio”: esse sembrano radicarsi nella decisione presa dal legislatore di creare un CPIA, a mio avviso, burocratico e centralistico, cioè un CPIA più simile a un’azienda (e, per di più, a costo zero) che a una scuola autonoma, con vocazione anzitutto burocratica (basti vedere il controllo degli organici che esso eserciterà) che pedagogica. Pensare che il CPIA sia stato concepito come una rigida organizzazione gerarchica trova riscontro nel documento del MIUR, “10 passi verso i CPIA”, laddove quest’ultimo sembra essere caratterizzato proprio in tal modo, come risulta a pag. 9 dalla slide n. 3. Qui, il CPIA è delineato a mo’ di accampamento militare romano (castrum), avente al centro la sede "principale" (il livello amministrativo) circondata dalle sedi didattiche (il livello operativo) che, a loro volta, sono circondate dalle sedi territoriali (il livello formativo). Siffatto sistema viene spacciato per ciò che in realtà non è, e cioè è presentato come una “rete” di scuole, in cui a queste ultime però non è dato rivestire il ruolo essenziale che nell’ambito dell’IDA assolutamente loro spetta, e così si ritrovano ridotte ad essere generiche sedi didattiche o "punti di erogazione" del servizio (per intenderci, metaforicamente, come fossero indistinti distributori di carburante), e tale ruolo si è deciso di farlo passare in mano alle sedi territoriali (quindi a tutti, ma proprio tutti, i soggetti pubblici e privati che in qualche modo hanno a che fare con la formazione degli adulti), che assurgono a veri promotori dell’IDA, reputati capaci di stimolare, calamitare e orientare gli adulti nell’esercizio del loro diritto allo studio.
Queste, quindi, le ragioni individuabili a monte del “pasticcio-CPIA”. Proviamo ora a considerare le ragioni che ci sono a valle, in quanto da non sottovalutare affatto perché allo stesso modo di quelle si rivelano minacciose, come mostrato di seguito:
  1. la sovrapposizione di competenze nei percorsi di I livello (primo e secondo periodo) tra CPIA e Corsi serali
  2. la possibile sovrapposizione di competenze nei percorsi di II Livello tra CPIA e Corsi serali
  3. la didattica per livelli nei percorsi di II livello
  4. il problema dell’organico di diritto nelle scuole secondarie di II Grado sedi di Corsi serali
  5. la riduzione dei quadri orari dei percorsi di II livello al 70% dei corrispondenti percorsi del diurno, che va a “tagliare” la qualità dei corsi e il personale docente
In merito al primo punto in elenco, mi preme sottolineare l’irrazionalità della norma di legge che attribuisce ai CPIA la competenza sugli insegnamenti generali afferenti ai due periodi del I Livello, dopo averla sottratta ai Corsi serali che invece da sempre ne erano detentori nei percorsi del 1° e 2° anno di studi. La proposta ha un’intrinseca vocazione anti-didattica perché costringerà gli studenti ad un’estenuante pendolarismo da una “sede didattica” di un CTP (per gli insegnamenti generali) a un’altra di un Corso serale (per gli insegnamenti tecnico-scientifici), ma anche perché calpesta il principio dell’unitarietà dell’azione didattica, fondandosi essa sulla valutazione costante e collegiale dei feedbacks provenienti dagli studenti, e sulla cooperazione dei docenti per raggiungere gli obiettivi didattici comuni. Penso che tale scelta sia stata fatta dal legislatore soprattutto al fine di rendere meno traumatico e drastico il taglio degli organici dei CTP che confluiranno nei CPIA.
Nel secondo punto, vi esterno quella che è la mia personale supposizione sul come la situazione attuale ben presto potrebbe evolvere, ossia la supposizione di un aggravamento delle problematiche delineate al primo punto, legato alla possibilità che possa venire attribuita ai CPIA anche la competenza sugli insegnamenti generali del 1° periodo del II Livello, essendo già stata loro accordata quella sui similari insegnamenti del I livello (Vedi primo punto). Parlo, quindi, di un possibile rischio, in quanto se è vero che una siffatta ibridazione di competenze non è contemplata dal Regolamento, è anche vero che è tradizione del nostro Paese porre in essere il classico assalto alla “diligenza” (alias Linee guida) al fine di inserire disposizioni ad hoc che soffochino o, comunque nel migliore dei casi, circoscrivano ancor più l’autonomia dei Corsi serali, autonomia che il legislatore, grazie ai combinati disposti dell’ art. 3 comma 4 e dell’art. 4 comma 6 del Regolamento, ha voluto invece salvaguardare “incardinandoli” nei rispettivi Istituti.
I più scettici penseranno che questa mia supposizione sia soltanto una grossolana esagerazione per il sol fatto che il Regolamento non è più emendabile, ma in realtà è proprio con questo loro modo di pensare che si arriva a trascurare il pericolo rappresentato dall’insorgenza di manovre atte a svuotare la portata dell’incardinamento, a metterlo in discussione, in quanto attualmente unica roccaforte grazie a cui i Corsi serali possono sperare di continuare a operare in autonomia. Insomma, penso non sia affatto un errore credere in una tale sup-posizione, perché, tra l’altro, assistiamo all’inesausto accanimento contro questo punto del Regolamento da parte dei fautori dei CPIA, che ne parlano con disappunto reputandolo il frutto della “miopia del legislatore”, ossia l’unico responsabile dell’infrangersi di ciò che per loro sarebbe stata una grande occasione, l’occasione di unificazione, ecc. ecc. e a quale scopo dicono ciò? Facile, immaginarlo: essi auspicano che il GTI gli faccia giustizia ripristinando, a loro dire, una delle “idee più innovative” del comma 632 della Legge 296/2006, disattesa nell’ultima versione del Regolamento. Ho il sospetto che a costoro, più della micidiale riduzione di organico che, a regime, colpirà CTP e Corsi serali del “vecchio ordinamento”, spaventi l’immutata autonomia dei Corsi serali. Per questo i Corsi serali devono continuare a vigilare attentamente sui lavori del GTI, e cioè per tenere quanto più lontano il pericolo di passare dal loro’"incardinamento" nelle scuole d’origine al loro "incatenamento" ai CPIA.
La ragione inerente al terzo punto richiama una questione anch’essa molto delicata poiché, come sa soprattutto chi insegna nel triennio dei Corsi serali, non è affatto facile organizzare la didattica per livelli in presenza di studenti con crediti formativi (formali, informali e non formali) e/o debiti formativi da recuperare in itinere.
<<Quanti gruppi di livello è giusto formare? Come dovrebbe essere modificato il quadro orario per rispondere a tutte le esigenze di una didattica per livelli (concepita come superamento della didattica per classi)?>>. Veri e propri dilemmi questi, domande di non facile risposta, e intanto mentre noi ci prepariamo a porcele (nello scongiurato più atroce dei casi), aspettando che un qualche “lume” si faccia intravedere nel “buio” delle sperimentazioni in atto, il GTI farebbe bene a guardare all’esperienza più che ventennale dei Corsi serali Progetto “Sirio e “Aliforti”, per scoprire, alla fine, che non è il variabile e indistinto “gruppo di livello” ma lo stabile e definito “gruppo classe” a porre le premesse per una frequenza efficace dell’adulto poiché è in esso che egli si identifica e si relaziona.
Se le questioni già evidenziate sono spinose, altresì quella posta al quarto punto non è da meno. Infatti, che ne sarà degli organici dei Corsi serali quando questi ultimi, il 31 agosto 2015, cesseranno? E i codici meccanografici che adesso li individuano, che fine faranno, cesseranno anche loro? E, ancora, ipotizzando che ciò diverrà realtà, nell’istituto sede di Corsi serali, l’organico docente diventerà unico nello stesso modo in cui è unico, tanto per intenderci, l’organico del personale ATA? Se la risposta fosse affermativa, e, a mio parere, non potrebbe non esserlo se si vuole dare un valore pratico al concetto d’"incardinamento" - in quanto pensato appositamente per arginare la coatta dispersione delle risorse umane qualificate operanti nei Corsi serali- , sarà necessario approvare una norma che garantisca la precedenza di tale personale nell’IDA. Se, invece, la risposta fosse negativa, niente potrà impedire il lento ma inesorabile depauperamento delle risorse umane dei Corsi serali, quale miglior presagio del loro declino totale.
Infine, il caso richiamato nel quinto punto è correlato col quarto: la riduzione, operata dalla riforma, del quadro orario dalle 28 ore attuali alle 22-23 ore settimanali, comporterà inevitabilmente un taglio degli organici del 30% e una riduzione della qualità dell’offerta formativa. La soluzione da innescare al fine di placare tale “sete riduttiva” sarebbe da ricercarsi nella creazione dell’organico unico d’Istituto o, meglio ancora, dell’organico funzionale del corso serale, che stabilizzerebbe le risorse umane specializzate e, così, assicurerebbe l’ampliamento dell’offerta formativa.
È facile presagire, a fronte di tutto questo, che le Linee guida diventeranno il nuovo terreno di scontro tra le due diverse concezioni di scuola serale: quella “formativa” da una parte, e quella “formalista” dall’altra.
Alla fine, i CPIA saranno sicuramente una realtà con la quale si dovrà coesistere, un tipo di coesistenza questa che, per quanto mi riguarda, avrà solo lo scopo di prevenirne i danni e, nel caso quest’ultimi fossero inevitabili, di limitarne almeno l’importanza, come si fa con le catastrofi annunciate per tentare di porvi parzialmente rimedio.


*Domenico Piperis è docente del Corso Serale SIRIO dell'ITIS "G. Marconi" di Bari

Articolo già pubblicato sulla rivista online Orizzonte Scuola

domenica 20 ottobre 2013

IL MARÒ SALVATORE GIRONE E L’EFFICACIA DEL PROGETTO SIRIO !

Venerdì 18 ottobre 2013, presso l’ITIS “G. Marconi” di BARI, si è concluso l’esame di idoneità al quinto anno del corso di studi per il conseguimento del diploma di Perito Meccanico Capotecnico. Il candidato “speciale”, Salvatore GIRONE, fuciliere della M.M. Italiana attualmente trattenuto in INDIA in attesa di processo insieme al commilitone Massimiliano LA TORRE per le vicende che ormai tutti conoscono, ha potuto svolgere e superare brillantemente prove scritte e orali su tutte le discipline del quarto anno tramite una serie di collegamenti via SKYPE tra la sede dell’Ambasciata Italiana a Nuova Delhi e la Commissione composta dai docenti del quarta classe del Corso Serale Progetto SIRIO in cui risulta regolarmente iscritto l’alunno GIRONE.

Ciò è stato reso possibile innanzi tutto dalla volontà e dalla caparbia determinazione di Salvatore che, nonostante la grave situazione in cui tuttora si trova e l’obiettivo impedimento (indipendente dalla sua volontà) ad una normale frequenza, ha messo in atto ogni sforzo ed impegno per affermare “contro tutto” il proprio irrinunciabile DIRITTO ALLO STUDIO.

Ciò è stato reso possibile anche grazie alla grande flessibilità didattica del Corso Serale SIRIO che, oltre agli occasionali incontri di persona (che pure ci sono stati), ha consentito ai docenti di mantenere un contatto costante, via e-mail e telefono, con il proprio alunno a cui hanno potuto fornire supporto e materiale didattico oltre ad una serie di lezioni tramite collegamento SKYPE.

A questo punto, sia l’efficacia del lavoro didattico svolto sia l’innovativo protocollo messo in atto per l’esame di idoneità, dimostrano definitivamente la snellezza e la validità del Progetto SIRIO dando una chiara risposta a quanti, ingiustamente criticandolo, ne auspicano la rottamazione e la sostituzione con l’elefantiaca e inconcludente organizzazione dei CPIA.

LASCIAMO QUESTO SPUNTO DI ULTERIORE RIFLESSIONE SOPRATTUTTO AI DIRIGENTI DEL MIUR MENTRE CI CONGRATULIAMO DI CUORE CON SALVATORE GIRONE AUGURANDOGLI UN RAPIDO RIENTRO IN PATRIA CON L’AUSPICIO DI POTERLO INCONTRARE PRESTO TRA I BANCHI DI SCUOLA PER IL CONSEGUIMENTO DELL’AGOGNATO DIPLOMA.

sabato 28 settembre 2013

PARTE LA SPERIMENTAZIONE ASSISTITA DEI CPIA !

Come previsto dall’Art. 11, comma 1 del D.P.R. 263/12 (quello del regolamento per i CPIA), il MIUR avvia la sperimentazione assistita, a livello nazionale, dei CPIA istituendone 9, uno per ognuna delle seguenti regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.
Tale sperimentazione, fortemente auspicata dal Gruppo Tecnico IDA che pensa di trarne indicazioni utili alla stesura delle tanto attese linee guida, viene avviata sulla base di alcune indicazioni contenute in un documento intitolato “10 passi verso i CPIA”  che è stato pubblicato sul sito del MIUR e che potrete scaricare cliccando su (Nota prot.n. 1231 del 19 settembre 2013).  Tra gli allegati al documento si possono trovare anche le indicazioni sul monte ore stabiliti per ogni disciplina ed i quadri orario con le riduzioni previste (22/23 ore settimanali), l’assenza dell’ora di Scienze Motorie ma la presenza dell’ora di Religione.
Per quanto riguarda la Puglia, il 24 settembre scorso, presso la sede dell’Assessorato Regionale alla P. I.,  è stato presentato alle OO. SS. il progetto di sperimentazione da parte della dott.ssa Anna CAMMALLERI (dirigente vicario dell’USR Puglia) alla presenza dell’Assessore prof.ssa Alba SASSO. In tale occasione è stata notificata la scelta di assegnare la sperimentazione del CPIA alla Rete del CPIA BARI allocato c/o l’IC San Nicola, individuando come Dirigente Scolastico del CTP capofila il prof. Francesco LORUSSO, titolare del CTP “Massari-Galilei” di Bari e coordinatore della sede carceraria di Bari (Casa circondariale + Istituto penale minorile “Fornelli”). Nella mattinata del 27 settembre, sempre presso la sede dell’Assessorato Regionale, è avvenuto l’incontro con i rappresentanti di tutti i soggetti (CTP e Istituti sedi di Corsi Serali) individuati quali componenti della rete prescelta. è stato spiegato loro, la “grande importanza” di tale sperimentazione e, sinteticamente, le modalità d’avvio a partire dalla prioritaria stipula dell’accordo di rete.
La cosa, presentata come la grande novità che, al solito, risolverà ogni cosa portando immediatamente in alto ogni percentile riguardante quantità e qualità dell’Istruzione Degli Adulti (“come ci chiede l’Europa”) ma “senza ulteriori oneri per lo Stato”, ha suscitato non pochi interrogativi da parte degli intervenuti. Spesso le risposte non sono state convincenti ed in qualche caso semplicemente non ci sono state. La dott.ssa CAMMALLERI ha sostenuto “con onestà intellettuale” che alcune risposte non si possono dare perché alcune cose non sono chiare e si cercheranno chiarimenti in un prossimo incontro tecnico con alcuni membri del Gruppo Tecnico IDA.
Quindi la sperimentazione parte vacillante, notevolmente fuori tempo con l’anno scolastico già iniziato, accompagnata da una discreta dose di incertezze, dubbi ed interrogativi irrisolti. “Si richiede una buona dose di italico spirito d’avventura!” DELLA SERIE: “ALLENIAMOCI A GOVERNARE IL CAOS!

mercoledì 10 luglio 2013

TAGLI A TORINO: NUOVA EMERGENZA!

Abbiamo notizie negative da Torino dove è in atto un macroscopico drammatico taglio nei Corsi Serali della Scuola Pubblica: ben 20 classi! CON QUESTE POTATURE SI UCCIDE LA PIANTA! Ma è forse questo l'obiettivo ultimo?!
VERGOGNA!
Noi siamo solidali con i colleghi della RETE DI TORINO e pronti a condividerne le iniziative!
Il collega Carlo Morgando (della rete di Torino) insegna nel Corso Serale di un importante Istituto Tecnico dove hanno concesso solo tre classi su dieci. Lui ci ha inviato il seguente articolo che pubblichiamo integralmente.

SMANTELLAMENTO DEI CORSI SERALI:THE FINAL COUNTDOWN

Il processo che porterà alla chiusura dei corsi serali di Scuola media superiore il 31 Agosto del 2015 ha preso il là dalla Legge296 (Finanziaria del 2007) e precisamente dal comma 632 dell’art.1.
Non è secondario ricordarlo poiché, ancora una volta, si deve amaramente constatare che ogni intervento di riforma della scuola pubblica in Italia risponde ad una logica asfittica di tagli alle risorse, che colpiscono sia il personale sia la quantità e la qualità dell’offerta formativa.
Una prova evidente di questo assunto ci è stata fornita dal metodo con cui l’USP  ha proceduto nel determinare l’organico di diritto dei corsi serali operanti in Torino e provincia: si è puntato alla drastica riduzione delle cattedre di diritto, soprattutto quelle delle materie dell’area comune, attraverso un’interpretazione penalizzante della normativa volta alla cancellazione delle classi iniziali del Biennio e dei Trienni delle diverse specializzazioni. Si è inoltre ricorso alla formazione di classi  articolate per le materie dell’area comune, impedendo di fatto all’utenza di iscriversi  alla ripresa dell’A.S., come avviene abitualmente nei corsi serali, che si rivolgono alla popolazione adulta  e ai lavoratori che non sono legati ai ritmi scolastici nel decidere il rientro in formazione.
Imporre ai corsi serali la stessa procedura che si applica ai corsi diurni è una rigidità che mira all’azzeramento delle classi,  in prospettiva del passaggio ai fantomatici CPIA. E’ chiaro che se si  fa tabula rasa delle classi e dell’organico, si costringe al trasferimento al corso diurno anche tutti quei docenti che hanno maturato negli anni una specifica professionalità nel campo dell’istruzione degli adulti, alla faccia della valorizzazione delle esperienze maturate nel settore.
Che gli insegnanti e gli studenti siano trattati come scartoffie dai funzionari dell’Amministrazione  e dagli “strateghi” delle feroci “razionalizzazioni” che ormai da anni investono la scuola pubblica italiana è ormai un’ amara certezza. Così come è assodato che l’ Amministrazione ritiene che il profilo professionale del docente sia sostanzialmente indifferenziato e che ognuno di noi possa essere  riciclato a piacere su diversi incarichi.
Le prove selettive dell’ultimo concorsaccio ne sono la prova: test uguali per tutti, nessuna distinzione per il tipo di materia o il grado di scuola, una selezione che premiava le capacità di adattamento ai quiz, piuttosto che requisiti indispensabili per svolgere la delicata professione dell’insegnante.
La dequalificazione del profilo professionale dei docenti è funzionale al progetto di istruzione per gli adulti  che il Decreto Fioroni delinea con l’istituzione dei CPIA.
Corsi pensati per gli adulti, ma che escludono quei soggetti che sono già in possesso di un titolo di studio di scuola media superiore e che paradossalmente consentono l’iscrizione anche ai ragazzi di 15 anni, corsi che prevedono tre anni di corso svolti con un monte ore ridotto del 70% rispetto al diurno. Nella fase attuale non è ancora chiaro, pur essendo operante una commissione di lavoro al MIUR…, quali saranno le materie sacrificate, ma considerando come è stata gestita l’operazione formazione delle classi, con un disinvolto ricorso alle classi articolate per le materie dell’area comune, appare scontato che si voglia andare verso una scuola finalizzata all’addestramento al lavoro (quale?). Infatti nel regolamento che istituisce i CPIA si esclude ogni tipologia di Liceo oltre l’Artistico, limitando l’offerta agli istituti tecnici e professionali.
Una scelta che va nella direzione di limitare il ruolo dei Centri all’erogazione di un’offerta di istruzione (anche il termine educazione è stato cancellato) finalizzata esclusivamente al conseguimento, in tempi il più possibile accelerati, di un titolo di studio, che si presume più “spendibile” sul mercato del lavoro.  Pare di capire che proprio perché ogni figura professionale deve essere intercambiabile sul mercato del lavoro, il costo e il tempo della sua produzione devono essere ridotti all’osso, così come il suo contenuto di sapere.
Un sapere che deve limitarsi al ”saper fare” o, più propriamente, all’obbedienza e alla disponibilità, perché, qualora eccedesse ciò che è necessario a svolgere la mansione assegnata, alimenterebbe quell’elemento di eccessiva autonomia che possiamo definire “saper agire” e che un tempo si era soliti definire spirito critico.
In conclusione non è superfluo ribadire come anche questa ” razionalizzazione” di un segmento marginale, ma più volte definito strategico, del sistema scolastico e formativo sia ispirata esclusivamente ad un’arida logica contabile, che non è nemmeno più mascherata da riferimenti alla Strategia di Lisbona o inserita in un piano di riforma complessiva del sistema di educazione per tutto l’arco della vita.
Lo smantellamento in atto dei corsi serali è un ulteriore tassello dell’attacco che da anni ormai i governi di ogni colore e sfumatura portano alla scuola pubblica , ai docenti, agli studenti e ai lavoratori che in essa  trascorrono anni preziosi della propria vita, si esercita su un segmento già fortemente penalizzato applicando una normativa concepita con il preciso obiettivo di azzerare una realtà che  ha garantito alla popolazione adulta non solo la possibilità di conseguire un diploma di scuola media superiore, valido  a tutti gli effetti, come quello conseguito nella scuola del mattino, ma anche un’occasione per “rimettersi in gioco” e sottrarsi al progressivo processo di impoverimento delle proprie risorse culturali. In questo senso la scuola serale non può essere ridotta ad un diplomificio, ma rivitalizzata come presidio culturale permanente sul territorio.

Prof. Carlo Morgando - Torino

martedì 30 aprile 2013

UN SUCCESSO! IL CONVEGNO DEL 19 APRILE E L'ASSEMBLEA SINDACALE DEL 23...


Il convegno organizzato dal nostro coordinamento nazionale per la difesa e la promozione delle scuole serali pubbliche, dal titolo:

“Riordino della Scuola Serale: Regolamento e Proposte per le Linee Guida”

tenutosi il 19 aprile 2013 presso l'IISS "G. Marconi" di Bari allo scopo di fare il punto della situazione e formulare proposte, utili a limitare i danni, da presentare al GRUPPO TECNICO IDA in occasione della stesura delle linee guida; è stato molto partecipato. Erano una sessantina gli intervenuti in delegazione dai corsi serali delle province di Bari, BAT e Foggia. I lavori si sono svolti per l'intera mattinata in un clima di grande partecipazione. Il presidente, prof. Nazzareno Corigliano, ha relazionato sui punti del regolamento, che saranno oggetto dalle linee guida di cui si sta già occupando il nominato Gruppo Tecnico IDA, sollecitando interventi e proposte. Dai numerosi interventi è emersa chiara la volontà di continuare a lottare per rigettare questo riordino che, come è apparso evidente, promette solo tagli e prospetta un devastante arretramento dello Stato da questo settore dell'istruzione pubblica. Comunque si è cercato di essere propositivi e, per il protrarsi dell'interessante dibattito, si è deciso di raccogliere le proposte in un documento da presentare in occasione dell'assemblea sindacale per i serali organizzata dalla GILDA degli insegnanti per il 23 Aprile sempre presso il "Marconi".
Il 23 Aprile, dalle 17,30 alle 20,30, si è regolarmente svolta l'assemblea sindacale durante la quale i rappresentanti della GILDA dopo aver illustrato la loro piattaforma hanno dato spazio al prof. Corigliano che ha potuto leggere le proposte raccolte che sono state approvate dagli intervenuti. La GILDA si è dichiarata disponibile ad affiancare il Comitato nella lotta e a collaborare interessando il proprio rappresentante nel Gruppo Tecnico IDA.

lunedì 15 aprile 2013

BARI: 19 APRILE - CONVEGNO SUL RIORDINO DELLA SCUOLA SERALE

Cari Colleghi,
il coordinamento nazionale per la difesa e la promozione delle scuole serali pubbliche, che da anni si batte per contrastare i pesanti tagli previsti con l’adozione del regolamento di riordino delle scuole serali, ritiene necessario un incontro tra tutti gli operatori del settore allo scopo di formulare proposte, utili a limitare i danni, da presentare al GRUPPO TECNICO IDA che è stato istituito dal Ministero per la stesura delle linee guida.

Pertanto desideriamo invitare una delegazione del vostro corso serale al convegno:

Riordino della Scuola Serale: Regolamento e Proposte per le Linee Guida

venerdì 19 aprile 2013 a partire dalle ore 9,30

Bari, aula magna dell’ITIS “Guglielmo Marconi”, piazza Carlo Poerio, 2

mercoledì 10 aprile 2013

ADRANO (CT): LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI E LA SPERIMENTAZIONE SIRIO. PUNTI DI FORZA, CRITICITA', PROSPETTIVE. A CURA DI ALFREDO D'ORTO

Per la ricchezza e l'eloquenza pubblichiamo il testo integrale dell'intervento tenuto dal prof. Alfredo D'Orto durante il convegno sulle scuole serali del 21 marzo scorso presso l'ITS di Adrano (CT).
Buona lettura!
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La formazione degli adulti e la sperimentazione Sirio:
punti di forza, criticità, prospettive

In questo mio intervento parlerò di peculiarità e problematiche concernenti il progetto denominato Sirio, un modello organizzativo pensato per rispondere efficacemente alle nuove esigenze formative espresse dalla società, in particolare alle richieste di maggiori livelli di istruzione e di riqualificazione avanzate tanto da giovani o non più giovani scolasticamente “dispersi”, quanto da lavoratori e imprenditori.
Dico subito che non è mio intento difendere questa forma di qualificazione di adulti e giovani adulti (20-34 anni) dallo stereotipo secondo cui sarebbe da considerare come una via sbrigativa e approssimativa all’istruzione anziché come una via alternativa ai curricoli istituzionali. Ciò perché tale luogo comune, come tanti luoghi comuni, rispecchia solo l’ignoranza, il provincialismo culturale e, nello specifico, la mentalità classista e poco democratica di chi lo accoglie o proferisce, sia esso pure un ex presidente del Consiglio.1 A sfatare simile pregiudizio basterebbe conoscere direttamente tanta utenza delle scuole serali e pensare che personalità eccellenti nel campo artistico, imprenditoriale e delle professioni hanno seguito questo percorso formativo (da Carlo Carrà a Mario Ridolfi a Umberto Ambrosoli a Roberto Bolle). Mi atterrò dunque a evidenziare quali siano le funzioni da assolvere, i presupposti e le finalità primarie, le idee-forza e le “debolezze” dell’ormai sperimentata sperimentazione Sirio, e a suggerire, sulla base delle indicazioni ministeriali e della mia esperienza sul campo, quali potrebbero essere i criteri educativi e didattici più congrui. Mi perdoneranno alcuni colleghi e addetti ai lavori se sembrerò loro pleonastico, ma la realtà è che pochissimi docenti conoscono effettivamente il progetto Sirio e che anche in questo settore è riscontrabile, in linea generale, una certa rigidità di impostazione, insieme a una metodologia didattica per lo più ricalcata sul modello del diurno. Non c’è aria di rimprovero nelle mie parole, sia perché non mi ritengo escluso dal novero di coloro che hanno da imparare, sia perché so che occorre maturare una coscienza basata su una duratura esperienza per poter superare quel carattere di sommarietà, cosa non facile nelle attuali condizioni delle scuole serali, da molti a torto ritenute un’esigua, negletta appendice dei corsi antimeridiani dove si alternano docenti che hanno l’esigenza di completare l’orario cattedra.
Prima di entrare nello specifico del mio discorso ci tengo a ricordare che il compito di provvedere all’educazione delle persone adulte in condizioni di disagio socio-economico, già istituito nel 1904 e nel 1911 rispettivamente dalle leggi Orlando e Credaro, venne lasciato ai privati dalla Riforma Gentile (1923) come anche poi, in piena epoca fascista, dalla “Carta della Scuola” del ministro Giuseppe Bottai (1939). Trascurata nel dopoguerra (unico ruolo in tal direzione venne svolto dal maestro Alberto Manzi con la trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi andata in onda fino al 1968) l’istruzione degli adulti trovò misure vòlte ad una sua concreta attuazione agli inizi degli anni ’70 con la legge conosciuta come Statuto dei diritti dei lavoratori. Questa linea di evoluzione storica che ho così sinteticamente tratteggiato consente di svolgere una prima considerazione, ovvero come l’opportunità del rientro educativo sia stata volutamente trascurata da quelle culture - non solo politiche - a carattere velleitariamente aristocratico ed elitario e abbia di contro costituito una componente non marginale di quel superbo approdo della nostra civiltà democratica rappresentato dallo Statuto. Consente altresí di rilevare come l’ennesima riforma fatta di tagli, liquidata di recente nel più assoluto e trasversale silenzio e senza alcuna consultazione dal cosiddetto “governo dei professori” (quello per capirci che ha tentato di mettere in atto la proposta di legge più indecente e umiliante di tutta la storia dell’istruzione in Italia: aumentare di un terzo l’orario lavorativo degli insegnanti a parità di retribuzione), come tale riforma, dicevo, altro non sia che un’ulteriore componente di quell’attacco allo Statuto e, in genere, alle norme a tutela del lavoro e del diritto allo studio sferrato dalle politiche neoliberiste nel corso degli ultimi due decenni. Che essa sia stata varata nell’indifferenza o con l’assenso o almeno con il silenzio/assenso dei grandi partiti della sinistra e delle maggiori organizzazioni sindacali,2 la dice lunga sulla crisi di rappresentanza delle suddette formazioni politiche e sulla loro conseguente perdita di consenso.
Detto questo passo brevemente ad accennare alle idee-forza e alle criticità del progetto Sirio per discutere poi più ampiamente delle prospettive riguardanti il settore della formazione degli adulti e della funzione che è chiamata a svolgere.
Le difficoltà che docenti e discenti incontrano nei corsi serali sono risapute e dipendono ovviamente dalle condizioni specifiche dell’utenza, tra queste: 1) la scarsità di tempo da dedicare allo studio; 2) la stanchezza e il calo dell’attenzione che si verifica specie in tarda serata; 3) la frequenza ridotta che si registra nel corso delle prime e delle ultime ore di lezione; 4) la resistenza o proprio l’ostilità dei familiari, incontrata soprattutto dalle donne, i cui coniugi e figli non accettano di buon grado un tale impegno quotidiano.3 Se queste sono le “debolezze”, i punti di forza controbilanciano tale situazione sfavorevole, e in maniera così determinante da renderla una vera opportunità di arricchimento per il docente, anche per chi non intendesse crearsi e definire, col tempo, un profilo professionale specifico; tra questi possiamo annoverare: 1) la robusta motivazione che deriva dal desiderio di riprendere in mano il proprio destino e che è insieme desiderio di sapere e di riscatto - ma gli scoraggiamenti e le ricadute sono frequenti, pertanto è necessario un costante lavoro di consolidamento della motivazione stessa -; 2) la maggiore maturità; 3) la possibilità di comprendere alcune problematiche in virtù della propria esperienza personale e di vita. Hegel scriveva nella sua Estetica che l’artista non deve soltanto aver molta esperienza del mondo e molta familiarità con i suoi fenomeni interni ed esterni, ma molte e grandi cose devono essere passate per il suo petto, il suo cuore deve essere già stato profondamente colpito e commosso, egli molto deve aver fatto e vissuto prima che sia in grado di configurare a concrete apparenze le autentiche profondità della vita.4
Altrettanto vale per chi quelle profondità sensibilmente rappresentate deve non dico gustare a pieno o giudicare, ma se non altro tentare di comprendere, cosa meno aleatoriamente possibile quando anche il discente abbia molto visto e sperimentato, poiché molte sono le dinamiche economico-sociali o le condizioni psicologiche ed esistenziali sconosciute ad un adolescente.
La motivazione, l’esperienza e la maturità consentono dunque ad alcuni corsisti di affrontare argomenti, concetti e nodi problematici in modo efficace. Questo vale sia per materie attinenti al campo delle scienze umane, poiché non è infrequente trovare studenti appassionati alla storia o all’opera di autori classici e contemporanei, sia per le materie tecniche, poiché per qualcuno esse rappresentano la componente “teorica” di una più o meno lunga esperienza pratica. Ciò, lo ribadisco, può rendere l’attività didattica alquanto stimolante, nonostante il lavoro di studio e di approfondimento debba svolgersi per lo più durante l’orario scolastico e nonostante i dislivelli all’interno del corpo classe siano marcati, costringendo l’insegnante che non voglia trascurare nessuno, che operi cioè tendenzialmente secondo il principio Non uno di meno,5 a ripetere e riformulare in maniera sempre più chiara e comprensibile il proprio sapere, tenendo fermo quell’altro principio enunciato da Montaigne secondo cui l’alunno non è “un recipiente da riempire ma una fiamma da accendere”.6 I docenti del Sirio devono anche sviluppare notevoli capacità relazionali ed usare in massimo grado autorevolezza e tatto nella loro prassi didattica, mai autorità, avendo a che fare con personalità già strutturate e con una classe assai eterogenea sul piano anagrafico. Devono inoltre declinare il proprio sapere tenendo conto delle varie e spesso contrastanti richieste e sollecitazioni espresse dall’utenza, e dosare il carico di studio avendo presente le reali condizioni di vita dell’alunno (se è un lavoratore e di che tipo, se ha famiglia o meno), ferma restando la garanzia di criteri di valutazione comuni e di momenti finalizzati al recupero.
Gli interventi didattici devono certo orientarsi verso l’istruzione, ma anche verso la formazione dell’allievo come essere pensante e come cittadino. Citando ancora Montaigne, il buon insegnante non lavora «solo a riempire la memoria» lasciando «vuoti l’intelletto e la coscienza» poiché, così facendo, non forma altro che «asini carichi di libri»; a cosa serve, del resto, «aver la pancia piena di cibo, se non lo digeriamo? Se esso non si trasforma in noi?».7 Tali interventi devono inoltre essere tesi a fare della classe un ambiente in cui ciascuno respiri fiducia nelle sue possibilità di riuscita e ciò, sottolinea il testo ministeriale del progetto, «attraverso modalità relazionali e comportamenti professionali rispettosi del vissuto degli studenti oltre che dei loro ritmi e stili di apprendimento». L’azione didattica, che dovrà adottare tipologie di lavoro appropriate e differenziate, sarà tesa primariamente: 1) a valorizzare, dove possibile, le esperienze culturali e professionali dello studente; 2) a coinvolgerlo prospettandogli traguardi raggiungibili e compiti realizzabili, il che induce l’insegnante a porsi di fatto come «“facilitatore” di apprendimento» (che non corrisponde affatto a facilitatore incondizionato di promozione). Per quanto riguarda il momento della verifica e della valutazione criterio fondamentale è che esse abbandonino, specie nei confronti degli adulti, il loro perdurante valore sanzionatorio per assumere quello più appropriato di «controllo di processi», strumento diagnostico e correttivo di errori rilevati nel percorso di apprendimento. Criteri e strumenti di valutazione dovrebbero essere definiti e comunicati alla classe, malgrado le discussioni cui si può dare adito, perché tale prassi, oltre che garantire trasparenza, contribuisce a rafforzare le motivazioni ad apprendere dei discenti.8 Per lo stesso motivo ritengo che si dovrebbe dare più importanza al momento della consegna delle pagelle e non sottrarsi al confronto fornendo delucidazioni ad eventuali rimostranze manifestate dai discenti. Inutile ricordare che i risultati raggiunti nelle singole discipline non dovrebbero scaturire da mere medie matematiche, ma includere come indicatori l’impegno, la partecipazione e soprattutto la progressione rispetto ai livelli di partenza.
Se c’è un’idea fondante del Sirio, essa è certamente la flessibilità (e la modularità didattica). In effetti un suo indubbio punto di forza è la possibilità concessagli di godere al massimo livello dell’autonomia scolastica, sia sul piano organizzativo che didattico. Mi riferisco non soltanto all’orario delle lezioni ridotto e distribuito su cinque giorni o al riconoscimento dei crediti formativi che tutti i corsi serali applicano, né soltanto alla possibilità di organizzare secondo moduli intensivi e recuperi il calendario scolastico e di aggregare gli studenti per gruppi di livello, che sono forme organizzative di non facile attuazione e non prive di rischi.9 Mi riferisco più in particolare alla possibilità di effettuare lezioni in compresenza o “a distanza”, al ruolo del Consiglio di classe che dovrebbe avere a disposizione un monte ore massimo di cinque ore settimanali «in aggiunta a quelle curriculari» da attribuire ai diversi docenti, e alla funzione del tutor, formalmente assegnata a un membro del Consiglio di classe, che dovrebbe essere assolta all’interno dell’orario di insegnamento, ma prevede anche l’attribuzione di ore eccedenti. Il suo compito di «facilitare l’inserimento degli alunni nel sistema scolastico» e «assisterli ove sopravvengano difficoltà», di «attivare strategie idonee a colmare carenze culturali», è in effetti indispensabile in un sistema formativo basato sul «sostegno all’apprendimento», sul «riconoscimento di crediti e debiti» e sulla «personalizzazione dei percorsi».10
Tutte queste figure e funzioni, che garantiscono un supporto educativo e orientativo ottimale per l’utenza, necessitano ovviamente di una copertura finanziaria perché possano essere istituite e attivate. Nello schema di regolamento non se ne fa menzione e, di fatto, sono figure e funzioni spesso assenti dai piani organizzativi dei corsi serali. Come ormai è frequente, esse vengono ricoperte o assolte informalmente e magari un po’ alla meglio da docenti coscienziosi, stante la situazione in cui versano le istituzioni scolastiche italiane che quotidianamente si reggono sul volontariato di alcuni insegnanti impegnati a contenere gli effetti deprimenti delle ultime riforme.
Molto altro ci sarebbe da dire ad esempio sul previsto Comitato tecnico-scientifico che non ovunque è operante, oppure sul sistema dei crediti e dei debiti, i secondi non sempre attribuiti, i primi spesso certificati ma non corrispondenti a reali competenze, oppure vincolati al solo riconoscimento di quelli formali, senza tenere conto di effettivi e dimostrabili livelli di conoscenza di una data disciplina (ad es. una lingua straniera).11
Tralascio comunque di approfondire tali aspetti per trattare delle prioritarie funzioni e delle prospettive apertesi nel settore della formazione degli adulti, evidenziando che il problema dell’educazione permanente (concetto già elaborato dalla cultura illuminista, precisamente da Condorcet) è tra quelli che assumono e assumeranno sempre più una grande rilevanza a livello comunitario, specie in considerazione delle accresciute aspettative di vita, della tendenza alla specializzazione in tutti i settori produttivi e dei processi di mobilità della forza lavoro. Esso, com’è noto, rappresenta un importante settore di intervento tra quelli individuati dall’Unione Europea, sotto le cui sollecitazioni il modo di concepire l’educazione degli adulti si è andato evolvendo in quello di un processo orientato alla formazione continua chiamato lifelong learning. Con la “Carta di Lisbona” (2000) lo scopo auspicato non è più unicamente quello di conseguire un titolo, ma anche di approfondire e padroneggiare i contenuti dell’apprendimento per essere in grado di fronteggiare i rapidi mutamenti della società odierna. Naturalmente ciò comporta se non proprio un cambiamento, almeno un ampliamento di orizzonte da parte delle scuole serali, poiché adesso l’obiettivo non è soltanto indirizzato al “recupero” delle fasce sociali deboli, ma è quello rivolto alla popolazione nel suo complesso, cui si potrebbe in parte fornire, avvalendosi delle tecnologie informatiche, una modalità didattica non tradizionale come l’educazione a distanza (fad), prevista nel progetto Sirio ed anche nella nuova riforma (per un massimo del 20% del percorso), ma finora poco o nulla applicata.12 La scuola che abbia istituito al suo interno un tal genere di corsi serali, e di concerto abbia avviato iniziative di vario tipo (corsi liberi, visite guidate, conferenze, ecc.) mettendo a disposizione i propri spazi e le proprie attrezzature, oltre a tutelare e magari rimpolpare il proprio organico e ad offrire opportunità occupazionali, è una scuola al passo coi tempi che ha sposato la nuova concezione promossa sia a livello istituzionale sia dai settori più moderni e avanzati del comparto. Mi riferisco al ruolo della scuola come centro civico o plurifunzionale, come laboratorio di fruizione e sperimentazione culturale a più ampio raggio, in stretta collaborazione con il territorio, ruolo che alcuni istituti-guida dovrebbero provvedere a potenziare per offrire possibilità di formazione, di qualificazione e di riconversione professionale alla comunità tutta e non solo a una circoscritta fascia giovanile. Detto questo non intendo mettere in secondo piano l’obiettivo che anzi ritengo prioritario del rientro in formazione della cosiddetta utenza debole. Non lo colloco affatto sullo sfondo perché lo considero una irrinunciabile conquista civile e sociale per una realtà come quella italiana e meridionale in particolare, in sintonia con un pensiero espresso da un grande critico e maestro da me tanto studiato, parlo del primo ministro dell’istruzione dell’Italia unita, Francesco De Sanctis, il quale nel 1873, chiedendo cosa ne fosse della guerra all’analfabetismo nella sua provincia natale e come si provvedesse «all’istruzione e all’educazione degli adulti», affermava che «la civiltà di un paese non è alla cima, ma alla base», e aggiungeva: «sempre precaria è quella civiltà, la quale abbia alla sua base la barbarie, che la rode e la consuma».13 Finché continueremo a offrire il dovuto riguardo agli studenti provetti lasciando allo sbando, o meglio, tenendo a bada quelli più carenti o “difficili” (che sono i più); finché continueremo a non recuperare gli svantaggi derivanti agli alunni da contesti familiari e ambientali poveri ed escluderemo dal pieno diritto all’istruzione le ampie fasce della popolazione che per svariati motivi hanno avuto un percorso scolastico e lavorativo poco lineare e pacifico (riducendo drasticamente le borse di studio, i sussidi, il numero delle scuole serali e il loro monte ore settimanale), potremo star certi che il divario tra una minoranza edotta e consapevole che spesso si trasferisce all’estero e una grande maggioranza di individui in sofferenza, privi di vera istruzione, in balìa dei media e spesso all’oscuro dei concetti basici della democrazia, non farà che acutizzare il processo di impoverimento culturale e di sclerotizzazione e scivolamento sociale in atto, continuando a dare linfa all’illegalità e a prestare il fianco alla deriva demagogica e populista.
Dunque la primaria funzione che le scuole serali devono assolvere, in linea con le direttive dell’UE, è quella di contenere la dispersione scolastica recuperando le carenze nella formazione di base e rispondendo ai bisogni di maggiore formazione e riconversione professionale espressi dal mondo del lavoro. Questa funzione, nella situazione di ritardo culturale e, più precisamente, di bassa scolarità e di scarsa qualificazione propria del nostro Paese, rappresenta di per sé una seria azione di contrasto al fenomeno che De Mauro definisce dealfabetizzazione o analfabetismo di ritorno, dovuto al fatto che i cittadini si trovano a dover utilizzare decine e decine di anni dopo quanto hanno appreso in età scolastica determinando così forti regressioni delle conoscenze acquisite.14 Questa funzione si connota più spesso, nel Meridione, come azione di contrasto all’ignoranza, ossia a quel basso livello di istruzione i cui costi non solo individuali (insicurezza, mancanza di autonomia, povertà di aspirazioni, condizione di subalternità e di esclusione) ma anche sociali ed economici (in termini di criminalità, di spesa per la salute, come pure di democrazia poco partecipata, di bassa produttività e di scarsa innovazione) sono stati ampiamente certificati da studi di natura empirica e da studi comparativi internazionali, quell’ignoranza che pregiudica il buon posizionamento nel mercato del lavoro di tanti nostri giovani e che, non c’è dubbio, rende pericolosa una popolazione in quanto la mette in condizione di sudditanza rendendola anche facilmente manovrabile. Se si considera che il 35% della popolazione italiana è a rischio alfabetico, opera cioè in una situazione di sostanziale illetteratismo (in Europa la media è del 10-15%), se a questo si aggiunge che un altro 30% ha competenze fragili, limitate e a rischio di obsolescenza e che dunque il 65% della popolazione adulta non raggiunge il livello necessario a garantire il pieno inserimento in una società come quella odierna, basata sulla conoscenza; se pensiamo che il 48% della popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni possiede al massimo la licenza media (contro il 29% dell’Europa) e che più della metà di quanti hanno un genitore con solo tale licenza tende a riprodurre la stessa situazione; se infine consideriamo che la propensione a fruire attivamente di determinate pratiche e prodotti culturali riguarda solo il 16% della popolazione, mentre il restante 84% (circa 27 milioni di persone) rivelano solo un potenziale interesse verso di essi (il 31%) o sono affatto refrattari al consumo culturale (53%) e proprio in ragione del loro livello di istruzione, appare lampante che ci troviamo di fronte a un’«emergenza nazionale» in cui il Meridione rappresenta «l’emergenza nell’emergenza». Le previsioni al 2020 sull’evoluzione della domanda e dell’offerta stimati dal CEDEFOP indicano che quasi tutta l’occupazione aggiuntiva e larga parte di quella sostitutiva sarà caratterizzata da lavori ad alta densità di conoscenza e competenze tecniche, e che cresceranno i livelli di istruzione/formazione richiesti in tutti i tipi di lavoro, anche elementari. Le proiezioni segnalano pure che l’Italia sarà, insieme al Portogallo, il Paese col più alto peso di forza lavoro con bassi livelli di qualificazione. Non sorprende che fra i cinque obiettivi strategici da traguardare secondo il Consiglio Europeo affinché si possano sostenere sviluppo economico, occupazione e coesione sociale, c’è proprio quello della partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente. Esso, in Italia, è ancora limitato al 6,2% della popolazione attiva di contro a una media europea del 9,6%. Nell’ultima stima risalente al 2008 i corsi serali presso gli istituti superiori vedevano la partecipazione di 66.545 individui. Sembrano tanti, ma il rapporto tra domanda intercettata e domanda potenziale dimostra il contrario, quanto cioè siano pochi di fronte ai 12 milioni in possesso della sola licenza media (di cui 3 milioni quelli tra i 20 e i 34 anni) e alla percentuale degli abbandoni scolastici precoci che nel 2006 è stata pari al 20%.
Prima di avviarmi verso la conclusione voglio precisare che parecchi studenti non tornano sui banchi solo allo scopo di conseguire un diploma, ma chiedono cultura. Ritengo importante che un istituto scolastico contribuisca a rendere concretamente ed estesamente fruibile quel diritto ad acculturarsi che è di ciascuno, e si sforzi di coniugare istruzione e cultura coinvolgendo anche ex studenti, uditori esterni, cittadini in genere. Perché ciò effettivamente abbia vita occorre ricercare collaborazioni con enti esterni, come biblioteche, sindacati, imprese, in particolare con i Comuni che potrebbero, anche in sinergia, avviare iniziative di promozione culturale e riqualifica professionale riguardanti cittadini disoccupati, inoccupati o della terza età, ad esempio con incentivi poco onerosi ma socialmente assai significativi quali il pagamento della quota d’iscrizione, la donazione di un computer o altro materiale, il cofinanziamento di un corso libero, di una visita guidata, ecc.
Concludo il mio intervento da un lato ricordando un pensiero di Condorcet, ossia che non basta vantare una completa uguaglianza di diritti se poi vengono rifiutati i mezzi per conoscerli,15 dall’altro citando per esteso un passo del Quaderno TreeLLLe: «Conservare l’istruzione di base, incrementare le competenze professionali e sviluppare il livello culturale della popolazione in età adulta sono le condizioni essenziali per un esercizio pieno dei diritti e dei doveri di cittadinanza e per lo sviluppo di una economia competitiva». Resta da aggiungere: i governi e la società italiana sono stati all’altezza del compito nel contrastare con tutti i mezzi quel basso livello di istruzione che ha contribuito, nell’era della globalizzazione, a fare perdere competitività al nostro sistema economico e che grava pesantemente sulle nuove generazioni? Hanno compreso ciò che ai paesi avanzati risulta chiaro, ovvero che proprio nei periodi di crisi economica «la spesa culturale non andrebbe ridotta ma qualificata in modo più rigoroso»?16 Di conseguenza, sono stati e sono tuttora disposti ad affrontare gli investimenti pubblici o i ribilanciamenti di risorse indispensabili in materia di educazione degli adulti? Non ritengo possano darsi risposte affermative.

Alfredo D’Orto

Note
1 Nella trasmissione Servizio pubblico andata in onda su La 7 il 10-1-2013 Silvio Berlusconi, in uno scambio di battute con il conduttore Michele Santoro, ritenendo che i suoi concetti non venissero ben compresi ha chiesto al giornalista: “Lei è andato all’università o ha fatto le serali?”. Quest’ultimo, anziché difendere gli studenti lavoratori implicitamente irrisi (secondo l’equazione: utenti scuole serali = poca cultura e scarso intendimento) ribatteva alle domande dell’ex premier se avesse o meno capito non so quale affermazione con risposte del tipo: “Non ho capito… io sono andato alle scuole serali”. Al di là delle battute che lasciano il tempo che trovano, ciò che vi è di più sconsolante nella vicenda è che proprio così, in virtù di una boutade e sull’onda della polemica accesasi nei giorni seguenti, molti insegnanti (fra i quali io stesso) siano venuti a conoscenza dell’approvazione in via definitiva della riforma del settore. Tra le risposte polemiche apparse sul Web ricordo almeno quelle di Nazzareno Corigliano, Presidente del Comitato per la Difesa e la Promozione delle Scuole Serali Pubbliche, e di Rocco Rolli, della Rete Scuole Serali Pubbliche Torino e Provincia (apparse sul blog del Coordinamento per la difesa delle scuole serali dell’11 e del 13-1-2013), di Daniele Lanni, portavoce della Rete degli Studenti (su La tecnica della scuola.it dell’11-1-2013) e di Dunia Sardi, scrittrice (su Quotidiano.Net del 16-1-2013 nel blog di Sandro Bugialli).
2 In un articolo di Giulia Boffa dal titolo Approvato il nuovo regolamento delle scuole serali: importanti anche le competenze acquisite sul lavoro apparso su OrizzonteScuola.it il 6-10-2012 si trova scritto: «I Centri d’istruzione per gli adulti opereranno su base provinciale e organizzeranno i servizi formativi in modo che siano prossimi ai luoghi dove le persone vivono e lavorano, soprattutto attraverso accordi di rete con altre istituzioni scolastiche e altri soggetti del territorio». A quali altri soggetti - nel Regolamento non vi è cenno - si fa riferimento? a enti privati? alle Camere di Commercio? ai sindacati? Questi ultimi vengono accusati di silente o compiaciente accettazione del regolamento o proprio di essere gli ispiratori del riordino (la CGIL) negli articoli pubblicati sul blog del Coordinamento per la difesa delle scuole serali l’8-8-2012 e il 4-12-2012.
3 Leggasi l’articolo di Alessandra Veronese, L’esperienza della sperimentazione “SIRIO” nelle scuole serali (http://www.graffinrete.it/tracciati/storico/tracciati0/sirio.htm).
4 George Wilhelm Friedrich Hegel, Estetica, edizione italiana di Nicolao Merker, trad. it. di Nicolao Merker e Nicola Vaccaro, 2 voll., Milano, Feltrinelli, 1978 («SC/10», 84), pp. 372-73.
5 È il titolo italiano del film di Zhang YiMou vincitore del Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1999.
6 La citazione è tratta dagli Essais di Montaigne, a sua volta ispirato da un passo del De recta ratione audiendi di Plutarco.
7 Cfr. Michel de Montaigne, Saggi, a cura di Fausta Garavini, con un saggio di Sergio Solmi, 2 voll., Milano, Adelphi, 1992 («Gli Adelphi», 31), I, pp. 178, 180 e 236.
8 Cfr. Un nuovo modello organizzativo per il settore della formazione degli adulti: il progetto Sirio, Premessa di Elisabetta Davoli, Dirigente amministrativo Direzione generale istruzione tecnica Ministero Pubblica Istruzione ai punti 5: Indicazioni metodologiche e 6: Verifica e valutazione. (http://www.edscuola.it/archivio/norme/programmi/sirio).
9 Il gruppo-classe potrebbe scomparire, soppiantato da moduli finalizzati all’acquisizione di date competenze? I percorsi d’istruzione realizzati per gruppi di livello relativi ai tre periodi didattici previsti dalla riforma potrebbe portare alla contrazione triennale del percorso? Lo schema di regolamento non mi pare chiaro; testualmente recita: «possono essere fruiti per ciascun livello anche in due anni scolastici» (art. 5 comma 1 d). Ambiguo quell’«anche», dal momento che i tre periodi sono costituiti da due bienni e da un ultimo anno finalizzato all’acquisizione del diploma. Cfr. Schema di regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, in Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana n. 47 del 25-2-2013. Decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2012, n. 263.
10 Cfr. Un nuovo modello organizzativo…, cit., in particolare ai punti 2.1: Modelli di struttura e 2.4: Tutoring. La compresenza come io la intendo, d’accordo con quanto affermato dalla Veronese (cfr. op. cit. al punto 3.2), consentirebbe agli alunni di meglio assimilare alcuni contenuti disciplinari e, ai docenti, di meglio calibrare la propria programmazione didattica. A titolo di esempio sono parecchi gli alunni le cui carenze di carattere grammaticale risultano di ostacolo alla comprensione di una lingua straniera e spesso infatti succede che gli insegnanti di lingue chiedano a quelli di lettere se abbiano o meno svolto determinati argomenti (sempre restando nell’ambito umanistico, si potrebbero immaginare alcune lezioni comuni di italiano e di storia dell’arte, di storia e di scienze, di storia e di diritto, ecc.). L’attuazione di tali lezioni - programmata in sede di Consiglio - offrirebbe tra l’altro una doppia opportunità agli utenti e ai docenti, poiché gli uni vedrebbero diminuire le ore di frequenza settimanalmente richieste (delle quali le prime e le ultime oggettivamente “scomode” e poco seguite), rimanendo però salvaguardato il livello qualitativo dell’offerta formativa; gli altri renderebbero ancora più efficaci i contenuti proposti dandogli un carattere interdisciplinare, e in parte compenserebbero la riduzione oraria prevista dalla riforma.
11 Condivisibile la proposta della Veronese di non riconoscere automaticamente le competenze derivanti da corsi di studi già seguiti (cfr. op. cit. al punto 3.4). Ciò dovrebbe voler dire, a mio parere, non negare il dovuto riconoscimento ai crediti cosiddetti formali, ma non esimersi dal somministrare dei test d’ingresso, per provvedere così a programmare adeguati percorsi di recupero.
12 Cfr. Schema di regolamento…, cit., art. 4 comma 9 b.
13 Cfr. la raccolta di scritti I partiti e l’educazione della nuova Italia, a cura di Nino Cortese, in Opere di Francesco De Sanctis, edizione diretta da Carlo Muscetta, vol. XVI, 1970, p. 86.
14 Cfr. Associazione TreeLLLe, Quaderno n. 9 dicembre 2010, Il lifelong learning e l’educazione degli adulti in Italia e in Europa. Dati, confronti e proposte, Introduzione e guida alla lettura di A. Oliva. Da questo studio ho tratto parecchie percentuali, questioni e considerazioni toccate o riportate sotto nel testo.
15 Cfr. Jean-Antoine Condorcet, Sull’istruzione pubblica, Treviso, Arti Grafiche Longo e Zoppelli, 1966, p. 35.
16 Cfr. Quaderno TreeLLLe, cit., pp. 19-20 e 27.
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Per scaricare il testo in formato chiuso PDF cliccare sul seguente link: intervento Alfredo D'Orto



sabato 30 marzo 2013

ADRANO (CT): IL CONVEGNO SULL’ESPERIENZA SIRIO!

Adrano, foto tratta da Wikipedia.org
Il 21 marzo scorso ad Adrano, ridente cittadina in provincia di Catania a 600 m s.l.m. con aria fina e splendida vista dell’Etna, presso l’I.T.S. “Pietro Branchina” si è tenuto il convegno dal titolo: L’adulto protagonista della formazione culturale e sociale in relazione al territorio: l’esperienza SIRIO.
L’evento, tenutosi nella capiente ed attrezzata aula magna dell’Istituto, è stato reso possibile dall’impegno della prof.ssa Chiara Longo, responsabile del Corso Serale, e dal prof. Alfredo D’Orto docente di lettere del Corso Serale nonché dalla volontà del Dirigente Scolastico prof. Giuseppe Monforte che ha dimostrato notevole sensibilità sul tema dell’istruzione degli adulti e attenta consapevolezza dell’importanza strategica che assume tale settore per lo sviluppo del nostro Paese. Tra il pubblico erano presenti docenti e responsabili di Corsi Serali di altre scuole, rappresentanti di associazioni, autorità locali e un nutrito gruppo di studenti ed ex-studenti del Corso Serale del Branchina.
Il D.S. prof. Giuseppe Monforte ha dato inizio ai lavori del convegno con un significativo richiamo all’incidenza sociale e culturale della formazione e istruzione dell’adulto nel territorio ed all’impegno, in tal senso, dell’Istituto. Poi ha dato subito la parola al Presidente del Comitato, prof. Nazzareno Corigliano, che ha illustrato, col suo discorso (leggibile e scaricabile tramite questo link), la storia del Comitato, il lavoro svolto in difesa della scuola serale pubblica ed i contenuti del regolamento di riordino, mettendo in evidenza i tagli previsti nel piano di ridimensionamento nonché il pericolo di una dequalificazione del settore in mancanza di opportuni interventi correttivi. Quindi, la prof.ssa Longo, che ha fatto preziosi interventi di raccordo fra i vari relatori, ha dato la parola alla dott.ssa Antonella Marascia, presidente regionale dell’AIF Sicilia, relatrice sull’interessante tema: “Sacerdote, re e profeta. Gli uffici laici del Dirigente Scolastico”. Venuta meno la partecipazione, per subentrati impegni, della dott.ssa Rosita D’Orsi, vice provveditore agli studi-CSA Catania, l’ultimo interessante intervento è stato del prof. Alfredo D’Orto sul tema: “La sperimentazione SIRIO: punti di forza, criticità, prospettive” nel quale, oltre ad una analisi delle criticità del settore, ha messo in evidenza tutti gli aspetti positivi e gratificanti della sua esperienza di docenza nel Corso Serale. Si è poi data la parola al pubblico e preziosi sono stati gli interventi degli studenti del Corso Serale sia in corso che ex che hanno testimoniato gli effetti positivi per la loro crescita culturale e professionale ottenuti con il rientro in formazione manifestando, per questo, gratitudine alla scuola. Non essendoci altri interventi, il D.S. prof.  Monforte ha concluso i lavori del convegno ringraziando gli intervenuti ed auspicando che sull’argomento si mantenga viva la massima l’attenzione da parte di tutti.

sabato 16 marzo 2013

ADRANO (CT) - "L'ADULTO PROTAGONISTA DELLA FORMAZIONE CULTURALE E SOCIALE IN RELAZIONE AL TERRITORIO: L'ESPERIENZA SIRIO"

Giovedì 21 marzo 2013, si terrà ad Adrano (CT), presso l'aula magna dell'Istituto Tecnico Statale "Pietro Branchina", il pubblico convegno su "L'adulto protagonista della formazione culturale e sociale in relazione al territorio: l'esperienza SIRIO".
Il convegno intende proporre una attenta riflessione sul processo di riordino e riorganizzazione circa l'Educazione degli Adulti previsto dai recenti disposti normativi.
Ai lavori, che inizieranno a partire dalle ore 9.30, parteciperà il prof. Nazzareno Corigliano, presidente del Comitato Nazionale per la Difesa e la Promozione della Scuola Serale Pubblica, che relazionerà sul seguente tema: il riordino delle scuole serali attraverso un programma liquidatorio e minimalista.
Sono previsti i seguenti relatori:
- prof. Giuseppe Monforte, dirigente scolastico ITS "Pietro Branchina" di Adrano (CT);
- dott.ssa Antonella Marascia, responsabile nazionale AIF scuola e presidente AIF Sicilia;
- dott.ssa Rosita D'orsi, vice provveditore agli studi CSA di Catania;
- prof. Alfredo D'Orto, docente corso serale - progetto SIRIO;
- prof. Nazzareno Corigliano, presidente del Comitato Nazionale per la Difesa e la Promozione della Scuola Serale Pubblica;
- prof.ssa Chiara Longo, responsabile del corso serale progetto SIRIO - ITS  "Pietro Branchina" di Adrano (CT).
Per maggiori informazioni è possibile scaricare l'invito cliccando sul seguente link:  brochure convegno

lunedì 11 marzo 2013

ROMA: ISTITUITO IL GRUPPO TECNICO IDA

Il 5 marzo 2013 il MIUR ha istituito, con decreto dipartimentale, il gruppo tecnico nazionale per l'istruzione degli adulti denominato Gruppo Tecnico IDA.
Tale gruppo avrà il compito di definire le linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento.
Per visualizzare l'elenco dei membri del predetto gruppo ed i compiti ad esso assegnati, cliccare sul seguente link:
decreto gruppo tecnico IDA

venerdì 1 marzo 2013

REGOLAMENTO CPIA PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE!

Il regolamento è stato pubblicato a pagina 1 della Gazzetta Ufficiale serie generale n. 47 del 25 febbraio 2013.
Ora si dovrebbe mettere in moto la macchina "riorganizzativa" che porterà allo scempio della Scuola Serale Pubblica! Sin dal prossimo settembre pagheremo con notevole perdite di cattedre e ulteriore chiusura di corsi la "genialità" dei nostri amministratori.
Resta la grande incertezza sulla effettiva "posa in opera" del regolamento. Immaginiamo di ricevere lumi dalle future linee guida su cui già stanno manovrando coloro che, per interessi di bottega, rischiano di provocare l'isolamento e la ghettizzazione dell'Istruzione degli Adulti.
Per scaricare o visualizzare rapidamente l'estratto della Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25 febbraio 2013 afferente il regolamento dei CPIA cliccare sul seguente link: Estratto Gazzetta Ufficiale n. 47 del 25/02/2013

domenica 13 gennaio 2013

CI SONO!...


Ci sono cittadini, uomini e donne, che dopo una giornata di lavoro, di sera vanno a scuola per studiare.

Ci sono uomini e donne nei cantieri, nelle fabbriche, negli uffici che per migliorare la propria condizione culturale e sociale dalle 6 alle 11 di sera vanno in luoghi chiamati “scuole serali” per studiare, prendere un diploma e magari anche una laurea.

Ci sono cittadini stranieri in questo paese, marocchini, rumeni, e magari anche albanesi, che di sera vanno a “scuola serale” per diventare periti, geometri, ragionieri, e studiano con serietà e profitto.

Ci sono ragazzi, tanti ragazzi, che nella scuola del mattino non ce l’hanno fatta, ma capiscono poi che studiare è importante e necessario e dopo 8-10 ore nei call center, nei luoghi della vita precaria creati per loro, di sera con voglia e coraggio riprendono a studiare.

Ci sono lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, in cassa integrazione, con occupazioni precarie e provvisorie, che in questi luoghi chiamati “scuole serali” vanno a studiare per coltivare almeno la speranza.

Ci sono insegnanti in questo paese che tutte le sere in questi luoghi insegnano. Ma pare che la maggior parte non sia stato costretto e ancor peggio fa questa specie di lavoro con passione ed entusiasmo.

Ci sono politici e governanti che hanno capito che questi luoghi notturni possono essere pericolosi. Studiare di sera può essere pericoloso: ventotto ore alla settimana di lezione possono nuocere alla salute dei lavoratori, degli uomini e delle donne e possono essere un attacco all’integrità familiare.

Ci sono governanti che hanno approvato una legge nella quale c’è scritto che “i corsi serali per il conseguimento di diplomi di istruzione secondaria superiore di cui all’ordinamento previgente cessano di funzionare il 31 agosto 2015”. Si andrà a studiare in non meglio specificati Centri d’Istruzione per gli Adulti, ma comunque con meno ore, meno laboratori, meno investimenti, meno tutto.

Ci sono, in questo paese, italiani che migrano in Romania o anche in Albania, per agguantare direttamente una laurea. Anche se poi non è necessario spostarsi tanto: ci sono luoghi in questo paese chiamati “diplomifici” che con poche migliaia di euro un diploma viene garantito.

Ci sono anche ex primi ministri, solo in questo paese ci sono, che dopo aver tanto tagliato, legiferato contro, arrestato ogni processo riformatore, sfottono e prendono in giro lavoratori, donne, precari ,ragazzi, insegnanti.

Ci sono, in questo paese per fortuna ancora ci sono, insegnanti e studenti impegnati in una costante azione di difesa della scuola serale pubblica da qualsiasi azione di depauperamento o chiusura.

I docenti della RETE delle SCUOLE SERALI PUBBLICHE della provincia di Torino, nel rimandare al mittente i luoghi comuni e gli sfottò tipici della sua cultura classista, ribadiscono la positiva esperienza ed il grande valore sociale dei Corsi Serali e intendono impegnarsi per la difesa e la promozione della Scuola Serale Pubblica contro ogni sensibile semplificazione e banalizzazione dei percorsi didattici.

Rocco Rolli
RETE SCUOLE SERALI PUBBLICHE
TORINO E PROVINCIA