martedì 4 dicembre 2012

RESOCONTO DELL’ASSEMBLEA PROVINCIALE ORGANIZZATA DALLA FLC CGIL DI BARI IL 29/11/2012!

Giovedì scorso 29/11/2012 si è tenuta a Bari, presso l’Istituto “Elena Di Savoia”, dalle 17,00 alle 20,00 l’assemblea sindacale organizzata dalla FLC CGIL di Bari sul tema del regolamento riguardante il riordino dei CTP e Corsi Serali e sull’istituzione dei CPIA.
Facciamo subito rilevare che un’assemblea organizzata dalla CGIL interamente dedicata al tema specifico del riordino delle scuole serali, a nostro ricordo (senza timore di smentite) è la prima dal 2007 ad oggi.
Non possiamo però dichiararci soddisfatti su come l’incontro è stato condotto soprattutto per l’inconsistenza del tempo dedicato al dibattito.
L’assemblea è stata la solita messa cantata nella quale il tempo dedicato al dibattito è stato "strategicamente" e tragicamente ridotto a soli 20 minuti su 3 ore di assemblea.
Tutti i partecipanti infatti, conoscendo già il Regolamento nella versione ultima del 4 ottobre 2012, si aspettavano di sapere le proposte che, per tutelare i lavoratori, la CGIL farà al Governo durante gli incontri finalizzati alla stesura delle linee guida.
Invece, il relatore, Gigi Caramia (del Centro nazionale FLC CGIL), si è profuso nella lettura per punti dell’intero Regolamento elencandone a volte le negatività - ivi compreso il “fatale” taglio di ore e di cattedre previsto - e magnificandone quasi sempre le “novità”.
Nelle premesse, il relatore ha avuto pure l’ardire di precisare, non senza compiacimento, che il Regolamento, allo stato delle cose, non è più emendabile e pertanto ogni velleità "riformista” andava accantonata.
Il messaggio era chiaro e voleva dire che nulla si poteva più fare per bloccare lo scempio e prendersela con il sindacato era ormai tempo sprecato.
Non soddisfatto, Caramia ha pure accusato la platea di immobilismo quasi a voler attribuire ai lavoratori l’irrimediabile situazione. Ma la cosa più odiosa è quando ha asserito, con una palese menzogna, che la CGIL ha cercato di ritardare la frittata. Sulle pagine del nostro blog vi sono tutti gli articoli che abbiamo dovuto scrivere ogni volta che la CGIL si è lamentata della ritardata approvazione del regolamento da parte del Governo e del ritardo con cui procedeva il riordino. Basta andare sul sito della CGIL al seguente link: http://www.flcgil.it/attualita/eda/approvazione-regolamento-dei-centri-per-l-istruzione-degli-adulti-un-ritardo-inquietante.flc e la menzogna è svelata. Ora, o Gigi Caramia mente sapendo di mentire e si erge a difensore di lavoratori di cui offende l’intelligenza pensando che abbiano la memoria corta oppure offende la sua intelligenza dimostrando di essere inconsapevole di quanto ha detto e fatto su questo tema la sua organizzazione sindacale. La verità sull’atteggiamento del sindacato su questo argomento noi l’abbiamo svelata da tempo, basta rileggere il nostro post del 17/10/2010 “CPIA: UN FINE CHE NON GIUSTIFICA I MEZZI”, per rendersi conto che la CGIL è in pieno conflitto di interesse tra il difendere i lavoratori del settore dai tagli massacranti e la necessità di auspicare la nascita dei CPIA perché “da essa dipende il futuro della loro proposta di legge sull’Apprendimento permanente, la quale mira a spalancare il settore dell’istruzione degli adulti a una miriade di agenzie formative private (incluse le loro) latrici di un'offerta formativa generica e non professionalizzante”.
In poche parole, a nostro avviso la CGIL, si rivela l’ispiratrice di questo odioso riordino che attraverso un macroscopico “inciucio” con la controparte paga con la pelle dei lavoratori il business della formazione professionale. Per questo vuole il carrozzone del CPIA. Su questo Gigi Caramia getta la maschera quando parla con un certo compiacimento dell’allargamento dell’offerta formativa (proprio verso la formazione professionale) prevista dal regolamento o quando insinua, facendola passare come concezione dei burocrati del MIUR, l’idea che l’istruzione degli adulti possa passare anche attraverso percorsi che non considerino la scuola pubblica necessariamente centrale.
In definitiva, noi ci aspettavamo che la CGIL ci venisse a rassicurare con una piattaforma di lotta ed un insieme di idee riparatorie rispetto allo sconquasso che si viene prospettando dal prossimo anno per le scuole serali e non che venisse a denunciare l’olezzo di una frittata riuscita male dopo aver aiutato a rompere le uova ed essersi lamentata che non si accendevano i fornelli. Infine, abbiamo pure dovuto assistere alla farsa della raccolta delle domande degli intervenuti negli ultimi brevissimi minuti dell’assemblea là dove, ovviamente, è mancato il tempo per le risposte. Che delusione!
Riteniamo con rammarico, anche guardando alla storia del nostro Comitato e alle ragioni che ci hanno condotto a crearlo, che sia difficile poterci fidare di questo tipo di sindacato affidando loro la nostra difesa e la tutela dei nostri diritti!

sabato 17 novembre 2012

PER LA DIFESA DELLA PROFESSIONALLITÀ DEI DOCENTI E DELLA SCUOLA PUBBLICA, SABATO 24 NOVEMBBRE TUTTI A ROMA!

L’attacco che la scuola pubblica sta subendo da parte di questo governo non ha precedenti:
  1. abolizione degli scatti di anzianità;
  2. riduzione degli stipendi, già erosi dall’inflazione galoppante, con l’abolizione della vacanza contrattuale;
  3. blocco dei contratti con contestuale assurda e illegale pretesa di elevare il numero di ore frontali di lezione a 24, a parità di stipendio;
  4. pretestuosa introduzione della meritocrazia con il concorsone senza tener conto dei meriti di chi per anni come precario, nonostante l’abnegazione e l’attaccamento al lavoro, è stato letteralmente e indecorosamente sfruttato;
  5. indiscriminata e criminale continuazione della politica dei tagli alla scuola pubblica, in contro tendenza a quanto avviene nel resto d’Europa dove si capisce che la scuola è strategica per uscire dalla crisi.
Lo sconcerto ci assale quando pensiamo al modo subdolo con cui gli autori di questo scempio, a parole si dichiarano difensori della scuola e dei giovani, nei fatti montano campagne mediatiche in cui i docenti vengono presentati come privilegiati mentre ne viene annullata dignità e professionalità.

In tutto questo, la Scuola Serale Pubblica, risulta al centro dell’attacco. Con il regolamento che è stato appena varato a supporto del famigerato riordino, oltre alla sicura dequalificazione del settore si sta per dare, senza alcuna tutela, il “ben servito” a tanti colleghi, competenti e altamente specializzati nella formazione degli adulti, che dopo anni di appassionato servizio verranno messi alla porta senza la minima riconoscenza! Pertanto:

INVITIAMO TUTTI I COLLEGHI AD ADERIRE ALLO SCIOPERO DEL 24.11.2012 PARTECIPANDO COMPATTI ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE CHE SI TERRÀ A ROMA!

PER LA PRIMA VOLTA DOPO TANTI ANNI, LO SCIOPERO È STATO INDETTO UNITARIAMENTE DA TUTTE LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI CHE STANNO PROVVEDENDO A METTERE A DISPOSIZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO PER ROMA.

PER RAGGIUNGERE LA CAPITALE IN MODO ORGANIZZATO È SUFFICIENTE CHE CIASCUNO SI RIVOLGA AD UNO QUALSIASI DEI SINDACATI.

giovedì 4 ottobre 2012

APPROVATO IL REGOLAMENTO!

Durante il Consiglio dei Ministri di ieri 4 ottobre 2012 (San. Francesco - Patrono d'Italia) è stato approvato, in via definitiva, il regolamento che consentirà l'avvio dei CPIA e la MORTE dei CORSI SERALI!
Così, il "Governo Tecnico" ha fatto, a nostro avviso con estrema leggerezza, ciò che gli altri non hanno voluto fare avviando, di fatto, al baratro l'istruzione degli adulti e gettando alle ortiche l'esperienza POSITIVA dei progetti SIRIO ed ALIFORTI. 
Basta leggere il Comunicato Stampa (sul sito del Governo) per rendersi facilmente conto:
  1. delle errate e superficiali analisi prese a giustificazione del provvedimento;
  2.  delle chimeriche aspettative sull'efficacia del provvedimento;
  3. della palese incongruenza tra le aspettative e gli effettivi contenuti del regolamento.
Si è scelta la strada del caos e dell'abbassamento qualitativo svendendo ai privati e cedendo ad alcuni interessi particolari l'istruzione degli adulti!

lunedì 1 ottobre 2012

LETTERA APERTA AL MINISTRO PROFUMO!

Oggetto: Regolamento recante norme generali per la ridefinizione dell’assetto organizzativo didattico dei Centri d’istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008 (ISTRUZIONE).



Sig. Ministro,

siamo a conoscenza che all'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei Ministri (4 ottobre p.v.) si proporrà l'approvazione in seconda lettura del regolamento in oggetto.
Più volte attraverso le pagine del nostro blog, di riviste specializzate ed in tutte le occasioni di dibattito abbiamo scongiurato che ciò potesse accadere dimostrando il grave rischio per i Corsi Serali qualora si mettessero in atto i notevoli tagli di personale e di ore curricolari fino alla totale chiusura dei medesimi corsi alla data del 31 agosto 2015, previsti da questo regolamento.
Più volte abbiamo dimostrato che l'alternativa proposta dei CPIA si rivela antieconomica, dispersiva, confusionaria, male organizzata fin dall'inizio e certamente destinata a peggiorare la qualità dei molti Corsi Serali d'eccellenza attualmente operanti.
Con la presente rivolgiamo un accorato appello a Lei e, per suo tramite, a tutti i membri del Consiglio, affinché si ponderi attentamente il contenuto del regolamento che, nella forma attuale, andrebbe semplicemente rigettato; è comunque di fondamentale importanza correggerlo con lo stralcio della decretata data di chiusura dei Corsi Serali allo scopo di consentire il prosieguo delle esperienze più qualificanti.


prof. ing. Nazzareno Corigliano
Presidente del Comitato
per la Difesa e la Promozione
delle Scuole Serali Pubbliche



...TUTTI SIAMO ALLERTATI E PRONTI AD AZIONI DIMOSTRATIVE E DI LOTTA PER EVITARE LO SCEMPIO DELLE SCUOLE SERALI PUBBLICHE!

venerdì 7 settembre 2012

LE SORTI DELL’ISTRUZIONE DEGLI ADULTI IN BALIA DELLA SPENDING REVIEW

A cura di Domenico Piperis*

----------
Ho letto di recente l’opera Rapporto sull’istruzione pubblica1 composta nel 1792 dal matematico e filosofo francese Giovanni Antonio Caritat, marchese di Condorcet, e l’ho trovata così sorprendente per l’attualità e la chiarezza delle idee espresse tanto da sentirmi quasi in dovere di riportarla alla memoria (o forse all’attenzione?) dei nostri politici e governanti affinché, a partire da essa, possano riacquistare quella “lucidità” che la "spending review" sta piano piano lacerando.
La spending review produce i suoi effetti sullo stato sociale: essa come un "virus" lo attacca progressivamente e inesorabilmente, logorandolo fino a distruggerlo.
L’istruzione in generale, ma in particolare l’istruzione degli adulti (o, forse, quello che ne resta), sembra essere l'"organismo" nel quale il virus riesce a sviluppare tutta la sua potenza, dando il meglio di sé.
Infatti, in tutta Italia si assiste al continuo proliferare di bollettini di guerra riguardanti la chiusura ingiustificata di classi di corsi serali: Foggia, Cagliari, Torino, Milano, Bari ecc.. Il MIUR ordina e gli USR obbediscono. La liquidazione della scuola serale è stata decisa: si comincia negando, nell'organico di diritto, le classi prime sapendo che questa negazione non è per nulla momentanea in quanto si perpetuerà l’anno seguente causando l’assenza delle classi seconde e così di seguito fino a determinare la chiusura dei corsi serali. Ma c’è poco da stare tranquilli perché se passasse, attraverso la vicenda della scuola serale, il messaggio che la negata autorizzazione di classi sia una legittima operazione amministrativa, ben presto ad essa si assocerebbe anche la mancata autorizzazione delle classi del diurno, tramutandosi in un iter di ordinaria burocrazia.
Tutto ciò sta avvenendo contro ogni logica di promozione sociale; ne è un esempio la recente proposta di legge sul lavoro del governo Monti che almeno in apparenza, da un lato, riconosce l'importanza dell'istruzione permanente degli adulti (v. Capo VII Art. 66 del disegno di legge n. 3249 del ministro del lavoro Fornero) ma, dall’altro, senza fare tanti complimenti, ordina la chiusura di classi di scuole serali. Se questo modo di agire non è un ignobile esempio di doppio gioco politico, allora o è incoscienza o è incompetenza.
In questa situazione, il tentativo di "illuminare" le menti dei nostri politici è il più urgente sforzo a cui ognuno dovrebbe prender parte, traendo forse ispirazione e speranza da una mente illuminata come lo era quella di Condorcet, avendo il merito di essere l’autore di un proficuo programma di istruzione degli adulti al fine di contrastare l’analfabetismo di ritorno:
"Offrire a tutti gli individui della specie umana i mezzi per provvedere ai propri bisogni, per assicurarsi il benessere, per conoscere ed esercitare i propri diritti, intendere ed adempiere i propri doveri; assicurare a ciascuno l'opportunità di perfezionare la propria abilità, di divenire capace di esercitare le funzioni alle quali ha diritto di essere chiamato, di sviluppare nel più ampio modo le doti che ha ricevuto dalla natura; e in tal modo stabilire tra i cittadini un'uguaglianza di fatto e rendere reale l'uguaglianza politica riconosciuta dalla legge: tale deve essere il primo scopo d'un'istruzione nazionale; sotto questo punto di vista essa è, per il potere politico, un obbligo di giustizia."2
[…]"Noi abbiamo osservato, infine, che l'istruzione non deve abbandonare i giovani nel momento in cui escono da una scuola; che essa deve abbracciare tutte le età giacché non ce n'è alcuna in cui non sia utile e possibile apprendere e che questa seconda istruzione è tanto più necessaria in quanto quella dell'infanzia è stata contenuta in limiti assai ristretti.
Questa è una delle cause principali dell'ignoranza in cui le classi sociali più povere sono immerse oggi; la possibilità di ricevere una prima istruzione mancherebbe loro ancor meno di quella di conservarne i vantaggi.
Noi abbiamo voluto che nessun cittadino potesse dire: la legge mi assicurerebbe una completa uguaglianza di diritti, ma mi vengono rifiutati i mezzi per conoscerli. Io non devo dipendere che dalla legge, ma la mia ignoranza mi fa dipendere da tutto ciò che mi circonda. Mi si è invero insegnato nella mia infanzia ciò che avevo bisogno di sapere, ma, obbligato a lavorare per vivere, quelle prime nozioni si sono ben presto cancellate dalla mia memoria, e non mi resta ora che il dolore di sentire, nella mia ignoranza, non la volontà della natura ma l'ingiustizia della società."3
[…]Così l'istruzione deve essere universale, deve estendersi, cioè, a tutti i cittadini. Deve essere ripartita con tutta l'uguaglianza consentita dagli ineliminabili limiti del bilancio, dalla distribuzione della popolazione sul territorio, e dal tempo più o meno lungo che i fanciulli possono destinarle.
Essa deve, nei suoi diversi gradi, abbracciare l'intero sistema delle conoscenze umane e assicurare agli uomini, in tutte le età della vita, l'opportunità di conservare le proprie conoscenze e di acquistarne di nuove.
Infine, nessun potere pubblico deve avere l'autorità di impedire lo sviluppo di verità nuove o l'insegnamento di teorie contrarie alla sua particolare politica o ai suoi interessi contingenti.
Tali sono i principi che ci hanno guidato nel nostro lavoro."4

I lettori forse riterranno forzato il raffronto della attuale situazione italiana con quella temporalmente lontana della Rivoluzione francese in cui si soffriva la mancanza di un'istruzione pubblica come una delle più gravi piaghe del sociale tale che se non fosse stata risolta, o quantomeno affrontata, avrebbe potuto compromettere persino le più nobili istanze rivoluzionarie borghesi: la borghesia aveva bisogno di un ceto popolare istruito e affrancato dalle credenze di varia natura e agì coerentemente per realizzare tale obiettivo. Ma oggi? Cosa “ci” sta accadendo? Mio malgrado, anzi, mi correggo, nostro malgrado, questa situazione potrebbe essere più vicina di quanto crediamo, pian piano potrebbe tornare ad essere protagonista della storia: anche oggi infatti, nonostante in sembianze diverse, si ri-presenta il rischio che la situazione economica e sociale si evolva ai danni delle classi produttive, condannandole inesorabilmente alla sparizione della cultura, del diritto ad acculturarsi. La crisi economica-finanziaria attuale è una crisi di sovrapproduzione e ciò costringe, da una parte, le aziende a chiudere poiché sconfitte dalla concorrenza reciproca e, dall’altra, il Governo, per evitare pericolosi rivolgimenti sociali, a collocare gli operai in cassa integrazione (ovvero, a carico della collettività, dello Stato). Ora, la ricchezza non può essere creata dal nulla, pertanto a generarla ci pensa la fiscalità generale in continuo aumento, poi la battaglia contro l'evasione fiscale ma, soprattutto, il taglio (saccheggio!) della spesa pubblica (previsto dalla spending review).
Si sa, per comune e triste esperienza, che soprattutto in tempo di crisi è il settore pubblico a farsi carico della risoluzione dei problemi del sistema produttivo nazionale, acutizzati quasi sempre e dall'incompetenza dei governanti di turno e dalla loro scarsa lungimiranza. Il settore pubblico (e al suo interno quello del pubblico impiego) è considerato da questi ultimi un "territorio di caccia" fin troppo facile da aggredire (lo sanno bene sia i politici disonesti sia quelli armati dalle più sante intenzioni), tant’è vero che questa pratica è realizzata sistematicamente al posto di tassare i grandi patrimoni o i capitali esportati illegalmente all’estero. La società civile non può allora assistere inerme a questo sciacallaggio che sottrae ricchezza alla collettività per salvaguardare gli interessi del capitale!
Sarà pure il segno dei tempi in cui viviamo ma, avendo tutti noi già appreso dal ministro Fornero che il lavoro non è più un diritto, aspettiamo fiduciosi di apprendere, tra non molto tempo, che anche l'istruzione non è più un diritto costituzionalmente garantito.
Contro queste "moderne" e "confortanti" prospettive sociali, bisogna ripetere a gran voce che la Scuola non può e non deve essere oggetto né di depauperanti accordi con le parti sociali (è il caso dell'art. 66 del disegno di legge n. 3249 riguardante l'Apprendimento permanente, in pratica un regalo del Governo ai sindacati concertativi per vincere la loro resistenza contro norme dubbie) né di riforme al ribasso come la riforma Gelmini o quella dei C.p.I.A. (Centri per l’Istruzione degli Adulti).
Convinto che solo il resistere alle manovre dismettenti lo stato sociale potrà impedire ai malintenzionati di consegnare l’Istruzione Pubblica italiana alla "Storia", chiudo con i profondi e sempre attuali pensieri di A. Gramsci, racchiusi nei "Quaderni dal carcere"5:
[…]"Si può osservare in generale nella civiltà moderna tutte le attività pratiche sono diventate più complesse e le scienze si sono talmente intrecciate alla vita che ogni attività pratica tende a creare una scuola per i propri dirigenti e specialisti e quindi a creare un gruppo di intellettuali specialisti di grado più elevato, che insegnino in queste scuole. Così, accanto al tipo di scuola che si potrebbe chiamare 'umanistica', ed è quello tradizionale più antico, e che era rivolta a sviluppare in ogni individuo umano la cultura generale ancora indifferenziata, la potenza fondamentale di pensare e di sapersi dirigere nella vita, si è andato creando tutto un sistema di scuole particolari di vario grado, per intere branche professionali o per professioni già specializzate e indicate con precisa individuazione."6
[...] "Oggi la tendenza è di abolire ogni tipo di scuola 'disinteressata' (non immediatamente interessata) e 'formativa' o di lasciarne solo un esemplare ridotto per una piccola élite di signori e di donne che non devono pensare a prepararsi un avvenire professionale e di diffondere sempre più le scuole professionali specializzate in cui il destino dell'allievo e la sua futura attività sono predeterminate."7
[...] "Nella scuola attuale, per la crisi profonda della tradizione culturale e della concezione della vita e dell'uomo, si verifica un processo di progressiva degenerazione: le scuole di tipo professionale, cioè preoccupate di soddisfare interessi pratici immediati, prendono il sopravvento sulla scuola formativa, immediatamente disinteressata. L'aspetto più paradossale è che questo nuovo tipo di scuola appare e viene predicata come democratica, mentre invece non solo è destinata a perpetuare le differenze sociali, ma a cristallizzarle in forme cinesi."8

___________________________________________
1 Condorcet, "Sull’istruzione pubblica", Arti Grafiche Longo e Zoppelli – Treviso - Ottobre 1966
2 ivi pag. 31
3 ivi pagg. 34-35
4 ivi pag. 35
5 Antonio Gramsci, "Quaderni dal carcere", volume terzo , Giulio Einaudi editore – Torino – 1977
6 ivi pag. 1530
7 ivi pag. 1531
8 ivi pag. 1547


* Docente presso il Corso serale - Progetto “Sirio” - dell'IISS "G. Marconi" di Bari


Articolo già pubblicato sulla rivista online Orizzonte Scuola 

mercoledì 8 agosto 2012

ULTIMO REGOLAMENTO: SI CHIUDE TRA TRE ANNI!

Lo scorso 2 Agosto, in un incontro con i Sinadacati, è stata presentata l’ultima versione del regolamento riguardante il varo dei CPIA (per scaricarlo cliccare su “regolamento”). Il documento è stato consegnato con la previsione che sarà discusso e approvato, in seconda lettura, dal Consiglio dei Ministri del prossimo 23 Agosto per essere poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 Agosto (tempistica eccellente!).

Come si può facilmente capire, già da una rapida lettura, i contenuti sono peggiori del previsto e si conferma essere stato vano ogni appello al buon senso e al raziocinio.

Risultano evidenti:

  • la mera logica contabile tesa al taglio radicale come unico spirito guida del, così detto, rinnovamento;

  • l’atteggiamento punitivo e dissuasivo verso gli adulti che decidono di tornare in formazione;

  • la volontà di chiudere definitivamente i Corsi Serali (data stabilita per la “consegna delle chiavi” il 31 Agosto 2015)

  • l’assoluta mancanza di un disegno serio e funzionale capace di farsi carico, con reale efficacia, dell’istruzione degli adulti.

Ad esempio è punitivo e privo di lungimiranza continuare a negare il rientro in formazione a chi è già in possesso di un diploma, in quanto ovviamente bisognerebbe favorire in ogni modo la riqualificazione.

Ad esempio non è serio continuare a proporre un monte ore curriculare pari al 70% delle ore del diurno. Il 70% è solo un numero! Quando fu proposto (nella prima bozza di regolamento) al diurno le ore erano 36/38 e il 70%, pur rappresentando una pesante riduzione, lasciava comunque agli adulti 25/27 ore settimanali. Oggi, dopo la “riforma Gelmini”, le ore al diurno sono diventate 32 e continuare, ciecamente, a riproporre il 70% significa pretendere di formare diplomati con corsi di 22 ore settimanali. Ora, tutti coloro che insegnano nei corsi serali, sanno bene che, se attualmente 28 ore settimanali (con tutto il riconoscimento dei crediti formali e non formali del SIRIO) sono insufficienti a concludere i programmi, 22 ore sono semplicemente ridicole, con tutta la riorganizzazione, la modularità, la “trasfusione” e la “telepatia” che ci vogliamo mettere: è impossibile! A meno di far pagare agli utenti con una dilatazione dei loro tempi la riduzione dell’offerta. Pertanto facciamo appello ai Ministri del Consiglio di riflettere seriamente prima di approvare in seconda lettura! SI LEGGA!

Facciamo notare inoltre a tutti i colleghi la scelta dei tempi per l’approvazione di cotanto regolamento (ciliegina sulla torta) volutamente coincidente (dopo anni di attesa) con il periodo in cui le scuole non sono presidiate da quei lavoratori che più volte hanno chiesto di essere ascoltati (senza ricevere alcuna risposta) prima di ogni decisione allo scopo di apportare, con la loro esperienza sul campo, quelle correzioni capaci di evitare lo scempio.

Sia chiaro che non può bastare al Governo l’atto di aver consegnato ai Sindacati il regolamento. Tutti i sindacati CGIL, CISL, UIL e SNALS hanno accettato silenti questo regolamento, in qualche caso con compiacimento, unica la CGIL ha proferito una qualche blanda e insufficiente critica. Tutti si sono autoinvitati a prendere parte alla redazione delle linee guida ritenendo, a nostro avviso erroneamente, di poter intervenire in quella fase a raddrizzare ciò che è palesemente storto sin dalle fondamenta.

Noi diciamo con chiarezza che non ci sentiamo rappresentati da Sindacati che affrontano in tal modo il problema! E, se non vediamo cambiamenti di rotta, siamo pronti al ritiro delle deleghe.

Da questo momento siamo tutti allertati e pronti ad ogni ragionevole azione di contrasto atta a prevenire la morte della Scuola serale pubblica!

venerdì 20 luglio 2012

LIQUIDAZIONE DELLE SCUOLE SERALI: LO STILLICIDIO CONTINUA!


Siamo alle solite! Il caldo impera in un giugno-luglio tra i più torridi mai visti. Abbiamo da poco messo alle spalle l’anno scolastico 2011-2012 con l’ultimo sforzo dell’Esame di Stato sperando nel meritato riposo estivo. Ma la speranza è vana e non ci si può rilassare con le notizie dei pesanti tagli alle classi dei corsi serali che ci giungono ormai con puntualità in questo periodo in cui si delineano gli organici di diritto.

Così, da Torino, giunge la notizia che il cambio al vertice dell’USR Piemonte abbia portato un nuovo dirigente “mani di forbice”, tutto zelo e contabilità, che in un batter d’occhio ha deciso di falcidiare i corsi serali accingendosi a “potare” pesantemente le classi sino a compromettere, in molti casi, la stessa esistenza di un servizio storico e funzionante nella città emblema della classe operaia. Proprio dove, specialmente in periodi di forte crisi economica e occupazionale, si dovrebbe investire di più nell’istruzione degli adulti!

E da Ancona giungono le stesse allarmanti notizie!

Ma la doccia fredda arriva anche a noi, a Bari, inaspettatamente, con la decisione del dirigente provinciale dott. Lacoppola di non assegnare, per l’organico di diritto, tutte le classi prime dei corsi serali.

La motivazione è che dovendo tagliare 10 classi si è scelto di far pagare i “negletti” del serale (ciononostante il dott. Lacoppola vuole essere pure ringraziato per essersi opposto a tagliarne 35, come se fosse possibile per un funzionario statale disattendere a precisi ordini ministeriali e al contempo vantarsene (La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari del 27/06/2012); la verità, secondo noi, è che egli non ha potuto fare di più pur avendo avuto carta bianca!).

La stessa logica incostituzionale e fortemente discriminatoria che avevamo rimproverato appena un anno fa al dirigente provinciale di Foggia (ricordate il caso Cerignola e la lotta condotta, tra gli altri, dalla collega Maria Tattoli).

Quindi, un film già visto! La storia si ripete a conferma di un preciso piano di lenta ma continua dismissione della Scuola Serale Pubblica con la tattica del “consumo a piccoli morsi” allo scopo di non turbare molto l’utenza e i lavoratori del settore. Nel pressoché totale silenzio e nell’assoluta immobilità dei Sindacati (che in questo caso si sono limitati ad informare asetticamente i propri iscritti relegando la notizia tra le “news” (vero???!!!)).

A nulla sembrano valere gli accorati appelli, affinché non si chiudano le scuole serali, rivolti al Presidente della Repubblica, come quello del Sig. Nicola Papagna di Bari (La Gazzetta del Mezzogiorno del 7 luglio 2012 pag. 24).


Noi non ci stiamo al lento stillicidio della scuola serale pubblica!

Come corso serale avevamo chiesto la prima avendone abbondantemente i numeri, quindi la mancata assegnazione si traduce fatalmente nella negazione del diritto allo studio ad un folto numero di persone in carne ed ossa pronti a far valere i loro diritti. Noi auspichiamo che con l’organico di fatto l’insana decisione rientri. Diversamente ci vedremo costretti a spostare l’azione sul piano legale forti della clamorosa sentenza del TAR della Sardegna che per casi analoghi ha condannato l’Amministrazione a fare marcia indietro e a rifondere il danno economico.

LA STESSA AZIONE LEGALE INDICHEREMO E SOSTERREMO IN TUTTA ITALIA POICHÉ SIAMO STUFI DI AVERE UNO STATO INADEMPIENTE ATTRAVERSO I SUOI STESSI DIRIGENTI!


Nazzareno Corigliano

venerdì 27 aprile 2012

CAGLIARI: LA GIUSTIZIA TRIONFA!


Con immenso piacere e vivo compiacimento, pubblichiamo una sentenza del TAR della Sardegna (per leggerla o scaricarla cliccare sul seguente link sentenza TAR Sardegna del 25/01/2012), che, FINALMENTE, reca giustizia agli alunni del corso serale dell’Istituto Pertini di Cagliari e ai loro docenti, ingiustamente discriminati da dirigenti che, senza scrupolo alcuno, avevano deciso di sopprimere classi intere in offesa alle più elementari Garanzie Costituzionali!

Già a luglio 2011, con un articolo sul nostro blog, avevamo allertato sull’inizio della messa in liquidazione della Scuola Serale Pubblica con i casi più eclatanti di Foggia e Cagliari dove si tagliavano intere classi nei corsi serali, nonostante la numerosa presenza di alunni (più che rispondente ai limiti di legge), con la discriminatoria giustificazione che era “per salvare le classi diurne”. Ritenevamo allora che tale strategia di svuotamento della scuola serale discriminava gli alunni (considerandoli di serie B e non degni degli stessi diritti di cittadinanza), discriminava i docenti che avevano, con passione, deciso di prestare la loro opera in questo settore, ed era fortemente lesivo del diritto allo studio. Perciò invitavamo alunni e colleghi ad avviare “ricorso legale chiedendo il diritto allo studio negato, chiedendo i danni morali e materiali, chiedendo GIUSTIZIA! (...a questo Stato?)”.

Gli alunni e i docenti del corso serale dell’Istituto Pertini di Cagliari, vittime di tanta palese illegalità, decisero di ricorrere al TAR della Sardegna e, a distanza di meno di un anno, è arrivata questa splendida ed esemplare sentenza che, ovviamente, accoglie le ragioni dei ricorrenti e condanna l’Amministrazione al pagamento delle spese, al risarcimento e a ristabilire la situazione esistente prima dei tagli, compreso il quadro dell’organico che, nel frattempo, era stato costretto a mutare.

Noi ringraziamo alunni e docenti del corso serale del Pertini di Cagliari per averci dato l’esempio positivo! Per averci ridato la speranza che, in questo Paese, le ragioni possano essere ancora riconosciute e la GIUSTIZIA possa essere ancora chiesta ed ottenuta!

Ora, se da un lato, in questa vicenda, sono stati decisivi e non sono mancati spirito di lotta, determinazione e solidarietà tra alunni e docenti, dall’altro, ci chiediamo dov’erano i “rappresentanti e difensori ufficiali dei lavoratori CGIL-CISL-UIL” i quali non hanno mosso un dito mentre insistentemente, come di recente, continuano a chiedere incontri urgenti al MIUR per discutere sull’avvio dei CPIA, poiché non vedono l’ora di far partire il CARROZZONE!

venerdì 13 aprile 2012

RESOCONTO SU CONVENTION PRO CPIA IN PUGLIA

Si è tenuto a Bari, dal 19 al 21 Marzo 2012 presso l’IPSAR “A. Perotti”, un corso di formazione e aggiornamento per i docenti del CTP e dei corsi serali delle Scuole Secondarie Superiori denominato SOFIA (Strumenti, Organizzazione e Funzione dell’Istruzione degli Adulti).

Tale corso, promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia - UFFICIO VII - Ambito Territoriale per la Provincia di Bari congiuntamente con il Liceo scientifico “O. Tedone” di Ruvo di Puglia e in collaborazione con l’Ufficio II dell’USR per la Puglia ha visto la partecipazione di docenti di CTP e Corsi Serali provenienti da tutta la Regione.

A sentire i numerosi colleghi che hanno partecipato ai lavori, però, nel convegno la formazione ha fatto la parte di Cenerentola poiché, in realtà, più che di un corso di formazione si è trattato di una vera e propria convention (in stile aziendale) per promuovere i CPIA che sono stati presentati –e qui il doppio senso è voluto- come la "soluzione tombale" dei problemi dell’IDA.

All’euforia evidentissima dei promotori per aver organizzato un evento che è riuscito a catalizzare l'interesse di numerosi docenti e presidi impegnati nell’IDA, ha fatto però da contrappeso l’incertezza manifestata dai vari relatori del corso circa l’avvio dei CPIA che, come è noto a tutti, non possono essere attivati fino a quando non viene emanato l’ormai famoso “Regolamento sui CPIA”.

Questo senso di incertezza si poteva cogliere soprattutto dalle parole del vice direttore dell’USR Puglia, dott. Ruggiero Francavilla - chiamato a relazionare sul tema “Organizzazione dei CPIA: il contesto normativo di riferimento e regolamento” - di cui, come vi avevamo promesso, riportiamo, per correttezza, l’intero intervento e per l’autorevolezza del relatore e per scongiurare possibili fraintendimenti del suo pensiero. (per leggerlo clicca qui)

Abbiamo scelto di riportarvi questo intervento perché, nella sua totalità, appare significativo del tenore dell’intero evento e degli scopi meramente promozionali, con cui si è deciso di spendere il denaro pubblico, celandoli, maldestramente, sotto la tipologia di “Corso di aggiornamento per docenti”.

Tuttavia, tre sono gli aspetti fondamentali dell’intervento che ci sentiamo di segnalare, invitando i lettori alla riflessione:

  1. L'obiettivo della riforma non è quello di potenziare il settore dell’istruzione degli adulti bensì quello di ridimensionarlo, ciò viene ribadito nell’intervento del dott. Francavilla nei seguenti passi:

<< Come si fa a determinare se un CPIA può essere o meno istituito… –omissis–. Questo vuol dire che noi dobbiamo andare ad individuare il numero degli alunni che costituiscono il CPIA per vedere se può… e in questo c’è qualcosa nel Regolamento in questa bozza, come la dobbiamo chiamare perché non è stata pubblicata, e poi c’è stata una nota della Direzione Generale della istruzione post secondaria […] allora, per determinare questo numero bisogna riferirsi agli alunni scrutinati e ammessi agli esami finali del 2° ciclo –quinta classe-, per i CTP bisogna riferirsi ai titoli finali conseguiti –scuola primaria e secondaria di 1° grado- e più le certificazioni rilasciate –soprattutto con riferimento agli studenti immigrati- per come dire per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione -c’è pure anche là un modello di certificazione, come voi sapete, che è stato approvato nel 2010- questa somma di alunni in questa situazione sono quelli che ci dicono se il CPIA ha quel minimo di 600 alunni >>.

<< Le dotazioni organiche per quanto riguarda i percorsi di 1° livello, il testo originario prevedeva una dotazione pari a 10 docenti per ogni 120 studenti, ora, adesso, lo hanno elevato e lo hanno portato, mi pare, a 160, però non conosciamo il testo finale, magari ci troviamo 200 non lo so o ci fanno uno sconto >>.

<< Per quanto riguarda invece i percorsi di 2° livello anche qui la proporzione che prevedeva il testo originario era identica: un docente per ogni dodici allievi. Chiaramente questi dieci docenti per i 120 allievi del 1° livello devono provenire da tutte, diciamo, le discipline quindi le classi di concorso cui fanno capo i quattro assi culturali, sostanzialmente,che servono per assolvere l’obbligo di istruzione, quindi l’area storico-sociale, scientifico-matematica, linguistica, ecc. ecc.. La settima commissione però che era stata -della Camera dei Deputati- che era stata chiamata a esprimere il parere il 3 marzo 2010, il suo parere lo ha dato sostanzialmente, se ricordo, a novembre di quell’anno e ha fatto alcune osservazioni. Ha detto innanzi tutto…, ha fatto delle osservazioni, come dire, diciamo, un po' […], un po' pleonastiche che potremmo dire bisogna raccordare questi percorsi con la riforma del 2° ciclo che nel frattempo era entrato in vigore col DPR del 15 marzo 2010 e questo è un fatto quasi scontato, poi, dicevano, anche i percorsi di 2° livello devono essere attuati attraverso accordi di rete tra CPIA e gli istituti di 2° grado >>.

Si può evincere da queste frasi che l’organico dei CPIA sarebbe costituito non solo con un ridottissimo numero di docenti (sicuramente molto meno di quanto non lo sia attualmente) ma anche con soli docenti dei CTP e con qualcuno del biennio dei corsi serali, escludendo pertanto tutti i docenti che insegnano nei trienni –i quali si troverebbero costretti a passare ai corsi del diurno- perché i percorsi di 2° livello devono essere attuati attraverso accordi di rete tra CPIA e gli istituti di 2° grado. Se tutto questo non significa distruzione delle scuole serali e, in particolare, dei corsi Sirio e Aliforti, siamo in attesa di smentite e/o chiarimenti.

  1. Benché il dott. Francavilla riconosca che per raggiungere e centrare gli obiettivi posti dall’Unione Europea occorre investire in istruzione (“...ma tutti lo dicono e nessuno lo fa!...”). In modo, a nostro avviso contraddittorio, auspica a più riprese il drastico accorciamento del tempo scuola per gli adulti, ponendolo quasi come una necessità impellente voluta dagli stessi utenti. Ciò è falso e dolosamente errato. Chi, come noi, lavora in questo settore, sa molto bene che spesso gli alunni chiedono tempi supplementari di apprendimento. Spesso ci chiedono, dopo il diploma, un sesto anno per approfondire temi che non si è riuscito a trattare compiutamente nel tempo che oggi mettiamo loro a disposizione. Noi sappiamo che i nostri alunni hanno bisogno di essere accompagnati per mano nel processo di apprendimento che è faticoso, la nostra specializzazione proprio consiste nel saper guidare e incoraggiare persone che hanno bisogno dei loro tempi per riprendere gli studi dopo anni di abbandono. Una maggiore efficacia dei nostri percorsi la potremmo raggiungere sicuramente con più mezzi e non con meno tempo. Non è che per far diventare tecnici, Periti, Geometri, ecc., i nostri alunni adulti, in 3 anni invece che in 5 è sufficiente che lo stabiliamo per legge! Altrimenti stabiliremmo per legge di essere più bravi, più belli e immortali! Con questo ci sentiamo di rispondere anche al dott. P. Calaminici (IRRE Torino) il quale, in questa occasione, è venuto a venderci il suo progetto POLIS che, sperimentato in Piemonte, si caratterizza come strumento di “elargizione diplomi” alla stregua dei diplomifici privati (2, 3, 4, 5 anni in uno!) con grande compiacimento-tornaconto di qualche furbetto del quartiere e qualche politico locale. Noi non ci stiamo, siamo per la qualità e la serietà degli studi!

  2. La conclusione cui giunge il dott. Francavilla, quando si interroga:<< La domanda finale è proprio questa: "Se ci fossero davvero, nel Regolamento definitivo, tutte queste modifiche, che possono essere anche, voglio dire, condivisibili eh, ma c’era bisogno, diciamo, di mettere in piedi, diciamo, tutta questa struttura dei CPIA che non riescono nemmeno a partire?". Forse queste cose, diciamo, queste attività che diventano adesso di competenza dei CPIA probabilmente le potevano, anche, svolgere i CTP come abbiamo fatto noi, soprattutto, con il percorso della seconda opportunità>>. La condividiamo e la facciamo nostra. Noi siamo da tempo giunti alla stessa conclusione sia pur partendo dalla parte opposta, e cioè, non perché il regolamento è stato sminuito (secondo il pensiero del nostro relatore) ma perché tutta la manovra costruttiva del carrozzone CPIA è fallimentare, vuota, dispendiosa ed inutile!

A questo punto rivolgiamo un accorato appello ai nostri decisori, ed in particolare al nuovo Governo: se davvero si vuole ottimizzare il settore dell’IDA, occorre abbandonare la politica dei tagli e delle dismissioni, lo Stato non può rinunciare a questo settore strategico, bisogna partire da ciò che di buono c’é già, valorizzandolo. Si inizi, con un atto di umiltà ma di sicuro buon senso, ad interpellare chi nelle scuole serali ci lavora e l’Istruzione degli Adulti la fa da anni con passione, professionalità e coscienza! è molto probabile che possiedano il know-how del settore.

venerdì 30 marzo 2012

LETTERA DI UNA PARTECIPANTE AL CORSO SOFIA

Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo la lettera inviataci da una collega che ha partecipato al "corso di aggiornamento" SOFIA, sul futuro dell'Istruzione degli Adulti, tenutosi a Bari qualche giorno fa.
Cogliamo l'occasione per avvisare tutti coloro che ci seguono su questo blog che, a breve, pubblicheremo l'intero intervento del dott. Ruggiero Francavilla, vice direttore dell'USR Puglia, quale esempio significativo dell'andamento di detto corso.

Ho partecipato con l’incarico di corsista al Corso di formazione SOFIA (= Strumenti, Organizzazione e Funzione dell’Istruzione degli Adulti) che si è tenuto a Bari nei giorni 19, 20 e 21 marzo 2012, il quale attraverso le relazioni, i lavori di gruppo guidati come da programma, aveva l'obiettivo non dichiarato ed emerso nelle battute finali di commiato di riformare "il mondo EdA" (CTP e Corsi Serali anche Sirio).
Da questa esperienza vissuta in prima persona come docente alle soglie del pensionamento e impegnata da oltre vent’anni nei corsi serali, è nata questa pagina autobiografica.

21 Marzo 2012 Il primo giorno di primavera.
Stella, giovane donna con i tratti tipici dell’etnia mediterranea,
dal cuore generoso, intuitiva e aperta verso gli altri, si guardò attorno, attonita e spaventata.
Percepiva l'aria frizzante marzolina, il tepore del sole primaverile con la sua luce ben definita ma …aveva paura.
Avevano decretato per acclamazione la sua morte: un chiaro caso di eutanasia in una così bella e festosa giornata, il primo giorno di primavera. Rivide i volti di Pierino, Antonio, Anna, Natia, Tea e di tanti altri che negli anni aveva accompagnato e rimesso in gioco nel pianeta della consapevolezza del sé e della conoscenza e sorrise nel ricordare i vissuti e i loro obiettivi di vita raggiunti.
Ora era tempo di competenze, certificazioni e tutto in un progetto che comprimeva relazioni umane, opportunità culturali e tempi in UFC.
La cosa che più la lasciava senza parole e che non c’era più bisogno di formare le classi perché erano cancellate a priori.
Si chiedeva come avrebbero fatto tutti gli adulti che vogliono motivarsi e riqualificarsi, i giovani disagiati, le donne tolte dalle varie forme di schiavitù, a crearsi una rete di riferimento nel loro percorso quotidiano senza un gruppo classe stabile e privi di un riferimento in cui interagire nel loro iter rituale di apprendimento.
Percepiva gli sforzi per fare nascere Sofia, con l’ausilio di nuove tecniche, con la comunicazione persuasiva veicolata per superare i normali tempi di una gestazione e si preoccupava per i pericoli cui andava incontro la piccina, senza essere consapevole del caos e del vuoto creatosi. Stella era colpita dal silenzio, pregno di partecipazione, che si percepiva nell’aria di quel primo giorno di primavera e del senso di attesa. Poi da lontano udì un suono familiare: era la sveglia giornaliera. Si accese la radio, udì la radio cronaca di un convegno per la giornata dell’unità d'Italia e in sordina l’Inno di Mameli. Sorrise fra sé: era stato tutto un sogno! Un brutto sogno o forse un incubo di quelli mattutini.
I Pierini, Alì, Fatia, Adrian avrebbero continuato a rimettersi in gioco nelle loro classi tra mappe concettuali, lezioni di Cad ed esercizi di matematica acquisendo nuove opportunità per ritornare nel mondo professionale con maggiore dignità di cittadini italiani ed europei.

Pat–Bell docente del Progetto Sirio sin dalla nascita

domenica 18 marzo 2012

QUESTIONI DI TEMPO. LA SCUOLA SERALE AI TEMPI DI GROUPON.

A cura di Rocco Rolli *

“Il tempo passa anche in Val di Fassa, anche in una cassa, anche in una casa bassa, nessuno lo può fermare..” recitava mia figlia qualche anno fa, quando frequentava la scuola elementare, prima che la famigerata “riforma” Moratti demolisse uno dei modelli didattici più funzionali in Europa. Quando incontro le bravissime maestre di mia figlia, per prima cosa mi dicono “caro Rolli, non abbiamo più tempo”.

Intanto nelle scuole serali il tempo delle strombazzateriforme” si è fermato aspettando i regolamenti del modello definito dal decreto del 2007. Che ovviamente non arriveranno, perché non vi è dubbio che quella proposta non era e non è praticabile: perché implica un incremento delle dirigenze oggi impossibile; perché i numeri stabiliti per il dimensionamento darebbero luogo ad autonomie ingestibili per numero di sedi e eterogeneità degli studenti . Perché i tecnici e i professionali – per tutto il percorso di studi – devono necessariamente restare dove ci sono i laboratori e così via. Cose dette e ridette centinaia di volte.

Allora per gli scienziati della didattica dipendente dall’economia, non resta che intervenire sul tempo. La capacità della scuola serale di orientare alla acquisizione di saperi e saper fare specifici; l’opportunità di sperimentare conoscenze nuove, di approfondirle in senso teorico e di praticarle, per aiutare gli adulti all’acquisizione di solide competenze per costruirsi una prospettiva di futuro, non sembra faccia parte al momento di questo orizzonte politico e culturale.

Tutto si focalizza sul risparmio di tempo: il serale deve avere il 70% dell’orario del diurno; che significa proporre, per gli adulti, un orario di appena 20-22 ore settimanali. (Se a qualcuno interessa fra riduzione di anni e riduzione di ore, il taglio delle cattedre dovrebbe essere prossimo al 50 % di quelle attuali). Un risparmio straordinario su un settore numericamente molto piccolo o un danno sociale enorme su un settore che dovrebbe essere visto come strategico, considerato l’alto numero di giovani adulti senza diplomi e con il dirompente processo di respingimento degli adulti dal mercato del lavoro? Senza considerare l’immiserimento delle storie e delle esperienze di innovazione didattica e organizzativa che ha coinvolto gli insegnanti delle scuole serali solo fino a ieri. È come se il luogo comune “che studiare tanto non serve” e “andare a scuola è tempo perso” abbia fatto proseliti anche fra i nostri politici, i funzionari ministeriali e magari anche fra un certo numero di pedagogisti e insegnanti.

Secondo le stime basate su esperienze internazionali, l’allungamento di tre anni dell’istruzione media della forza lavoro è associata a un incremento del tasso di crescita di un paese di circa l’1 per cento ogni anno. Significa essere di quasi un quarto più ricchi nel corso di vent’anni.[1]

E allora perché tagliare risorse e tempo su questo settore, se i risparmi economici sono ridotti e tutti possiamo essere d’accordo, almeno a parole, che di questo settore della formazione non si può fare a meno, perché ci sono gli obiettivi di Lisbona da rispettare e un paese civile non può… etc.

Che sia un fattore culturale? Che il tempo a scuola è visto come tempo sottratto alla famiglia, alla televisione, alla pizzeria. E non tempo aggiunto alla conoscenza, alla socializzazione, alla cultura. E perché questo è avvenuto in così poco tempo. Dei miei studenti di dieci anni fa, mai nessuno mi ha chiesto di fare in fretta, di fare un3x2 o un 2x1. Negli ultimi due tre anni, al momento dell’accoglienza, la prima richiesta è: “posso prendere il diploma in due anni? Posso fare quarta e quinta insieme”. Alla dimostrazione del primo dubbio, l’affondo è: “ma in quella scuola in 2 o 3 anni prendo il diploma”. Perché è successo questo? E perché ai miei studenti di quinta le 28 ore settimanali non bastano e mi chiedono di andare a scuola anche di sabato?

Le scuole private da sempre hanno offerto questi percorsi abbreviati: ma a pagamento. D’altra parte non è il bisogno di formazione o di nuove conoscenze che caratterizza quei percorsi di studio; ma del pezzo di carta subito. Varrebbe allora la pena, di porre la seguente domanda: che scenario educativo avremmo avuto in questo decennio se sulle logiche abrogative e riduttive, avessero prevalso logiche autenticamente innovative. Se alle logiche del sapere spezzatino, pronto e in pillole, si fosse lavorato su strategie didattiche utili a sviluppare competenze che richiedono più tempo d’aula quando necessario, insieme all’uso delle nuove tecnologie funzionali alla specificità dell’educazione e istruzione degli adulti e la formazione a distanza. La risposta renderebbe chiara la necessità di recuperare il tempo perduto. Ma forse i tempi non sono ancora maturi. Per esempio, nella terra dei Lagrange e dei Peano, non poteva mancare il colpo di genio sull’uso del tempo. Il tempo per imparare si può ridurre intervenendo non sulle strutture della conoscenza, o sul come si impara, (saperi fondanti, didattica breve), ma direttamente sui numeri. La terra che ha inventato il tempo prolungato, poteva non inventare il tempo accorciato?

Infatti, con i corsi Polis, invenzione tutta piemontese, è possibile l’accesso al diploma di scuola secondaria in soli 3 anni e con un carico di studio annuale, valido per un biennio, di 610 ore; come non bastasse circa 300 di queste 610 ore si svolgono presso i privati della Formazione professionale. Un modello di sostanziale privatizzazione dell’istruzione che viene presentato come esempio virtuoso di flessibilità e legame col territorio. Mentre non è altro che un modello improntato alla banalizzazione dei contenuti (si pensi che alla fisica del primo biennio si riserva un modulo di circa 60 ore mentre per la matematica c’è un modulo di 80 ore.) Nel percorso per Geometri, con 300h ottieni la terza e la quarta; con 65h si svolgono i due anni di Tecnologia delle Costruzioni e con 85h i due anni di Costruzioni. La perla organizzativa è questa, (verificare sui loro siti web la presentazione del progetto, la mia sintesi è certamente ostile): il CTP con sede in una scuola media fa un accordo con una scuola media superiore senza serale; in questo modo il dirigente presta a sua scelta i docenti; il loro intervento, circa 6 ore, è pagato oltre le 18 ore di cattedra svolte al diurno. Ciò determina la scomparsa di ore di insegnamento e di cattedre, proprio in questo momento di precarizzazione e perdita di posti di lavoro. C’è un sindacato o un dirigente scolastico in questo paese che si domanda se questo è eticamente corretto? Paradossalmente, nella flessibilità più sfrenata, il Polis è un modello più rigido e schematico di quanto si faccia oggi nei corsi serali. Oggi lo studente di una scuola serale, con le sperimentazioni Sirio ed Aliforti, può:
  • inserirsi in qualunque anno di corso e contare su percorsi individualizzati;
  • operare il riconoscimento dei crediti didattici realmente posseduti;
  • valorizzare i percorsi, anche parziali, di istruzione formale e/o informale;
  • modularizzare i contenuti delle materie per garantire l’accumulo individuale dei crediti scolastici;
  • utilizzare le nuove tecnologie, in primo luogo la FAD, per garantire solidi ancoraggi a frequenze scolastiche forzatamente irregolari;
  • fare un percorso regolare, quando necessario, come lo è per la maggior parte degli studenti.
Però i corsi Polis, a differenza di questi modelli, rispondono alla necessità prospettate dal decreto, cioè la riduzione delle materie e degli organici, poco importa se aprono necessariamente alla svalutazione del percorso di studio e preludono alla cancellazione del valore legale del diploma finale. C’è da sperare, almeno, che nessuno di coloro che oggi consentono questo scempio vengano poi a lamentare i pessimi risultati della scuola italiana nelle indagini OCSE-PISA, magari per giustificare ulteriori interventi peggiorativi.

Intanto, finché ci sarà concesso, ai nostri allievi racconteremo che l’offerta Groupon, di tre massaggi rigenerativi al prezzo di uno, può funzionare sul corpo, ma con la mente è un po’ più complicato. E ai nostri pochi interlocutori attenti possiamo dire con franchezza che tutto ciò non è serio. Che non si può permettere che chiunque adotti criteri discrezionali e locali, si crei il proprio modello scolastico senza riferimenti a standard scientifici, verificati e accertati, e inquini l’offerta formativa pubblica.

[1] Daniele Checchi, Scelte di scolarizzazione ed effetti sul mercato del lavoro. Università degli studi di Milano

(*) Docente e coordinatore presso il Corso serale - Progetto “Sirio” - dell'I.T.G. "G. Guarini" di Torino. Portavoce della RETE SCUOLE SERALI PUBBLICHE di Torino